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Hotel più villa:la scorta raddoppia

Matteo Legnani
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  Scusi dov'è la villa di Fini? «Facile, dove c'è scorta c'è Fini». Già, facile, quasi banale. Tanto che non sai se la battuta del signore che ci indica la strada sia spontanea o frutto di mille altre indicazioni date. Eppure Ansedonia è un dedalo di strade affacciate sul mare, con tante ville che sembrano piccole bomboniere. Dentro ad una di queste, nella parte più alta del promontorio, il presidente della Camera Gianfranco Fini e la sua famiglia sta passando le vacanze estive. Vacanze lunghe, contrappuntate dalla presenza costante, ma discreta, degli uomini della scorta e della vigilanza esterna. Già, perché c'è anche questo piccolo particolare. A presidiare l'ingresso della villa non sono i muscolosi agenti della protezione personale della terza carica dello Stato, che vigilano su tutto viaggiando in scooterone e pernottano all'hotel di Orbetello prenotato per due mesi, ma agenti della Polizia di Stato prestati alla questura di Grosseto da altri uffici, e che invece di confortevoli stanze d'albergo si accontentano delle strutture messe a disposizione dalla Polizia, in caserma. Non meno di 10 secondo un calcolo approssimativo. Due per turno, 24 ore su 24. Insomma al «piccolo esercito» che si occupa di rendere sereno il soggiorno maremmano del presidente Fini, vanno aggiunti almeno altri 10 uomini che, a rotazione, sorvegliano l'ingresso della villa.  «Di tanti servizi fatti, almeno questo non è il peggiore», dice un agente, ex militare dell'esercito. Sarà per la tettoia che lo ripara dal sole e tiene al fresco la Punto di servizio, sarà per il frigo a colonna che gli garantisce l'acqua non calda, sarà per il bagno chimico sempre a disposizione, fatto sta che non riescono a lamentarsi. Così come non lo fanno i vicini. «Vengo qui da 40 anni», dice un signore che abita vicino a Fini,  «e non ci sono mai stati problemi». Ma con Fini? «Beh, guardi io sono sempre stato comunista e quindi non ho niente a che spartire con lui dal punto di vista politico, ma la sua presenza non mai creato problemi. Solo qualche ritorno mediatico per la località. Eppoi con lo scorta c'è più sicurezza». Ma anche a luglio? «Io la macchina della scorta l'ho vista lì tutto il mese». Ecco, appunto. Due mesi di albergo per la scorta si spiegano anche così. «Beh, che le devo dire….». Nulla, i fatti sono più importanti delle parole. E i fatti della vigilia di Ferragosto hanno la stessa trama degli altri giorni. Fini lascia la villa al mattino per il suo solito tour sotto il mare. Le immersioni sono la sua passione. L'auto blu, con scorta al seguito, lo preleva al mattino per riportarlo a casa attorno alle sette e trenta. L'arrivo è anticipato dalla pattuglia dei carabinieri che verifica che vada tutto bene e dalla presenza degli uomini della scorta.  Arrivano in scooterone, «troppo più comodo per muoversi» dice uno degli angeli custodi del presidente. Difficile dargli torto con il caldo che fa.  «Che fai, scatti la foto al frigo? Guarda che poi glielo levano». La foto non viene, troppo sfocata. Forse il frigo, come il tavolo da giardino con quattro sedie e il bagno chimico coperto da un canniccio, resteranno li, al loro posto. Perché davanti alla villa di Fini non c'è una normale sorveglianza, ma un vero e proprio presidio. Quasi un piccolo check point, ma di lusso però. Perché in un posto così, dove ci sono anche “giornalisti di grido” dice un uomo della scorta che ci controlla a vista, «non puoi dare troppo nell'occhio». «O se vuoi fare le foto falle pure, con misura però. Ho i capelli bianchi dai….». Anche noi… di Enrico Paoli  

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