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Ruby, Silvio Berlusconi, assist della Cassazione: la sentenza definitiva slitta a ottobre 2015

Nicoletta Orlandi Posti
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Silvio Berlusconi tira un sospiro di sollievo. Tutto ad un tratto il verdetto della Corte d'Appello di Milano sul caso Ruby atteso per venerdì non gli fa più così paura. Da Palazzaccio arrivano infatti notizie che rassicurano il Cav: la Cassazione, secondo il retroscena di Ugo Magri sulla Stampa, non avrebbe tutta questa fretta di giudicarlo. Dopo la sentenza d'appello potrebbero passare infatti dodici mesi se non addirittura quindici prima che la Suprema Corte metta la parola fine al processo rendendo definitiva la sentenza, qualunque essa sia. Il favore della Cassazione a Berlusconi: la sentenza definitiva su Ruby slitta a ottobre 2015E se pure ci sarà una condanna Silvio Berlusconi ad ottobre 2015 avrà comunque compiuto 80 anni, avrà finito i servizi sociali (che non potrebbero dunque più essergli revocati, una delle sue maggiori preoccupazioni) e chissà, magari sarà cambiato anche il presidente della Repubblica e la strada per ottenere la grazia, nel nome dei patti rispettati con Matteo Renzi, sarà in discesa. Da parte sua il leader di Forza Italia farà in modo di accreditarsi come saggio statista, insomma come quel "padre della Patria" che si propone di essere. L'incontro - Già quella di oggi, martedì 15 luglio, sarà una giornata importante per il leader di Forza Italia. Si tiene infatti la riunione di partito durante la quale verrà messo in chiaro che i patti sono i patti, che lui ha una sola parola, che le riforme vanno fatte. Non avrà bisogno di mettere alla porta nessuno, perché secondo quanto gli hanno riferito Paolo Romani e Denis Verdini sono rimasti solo 5 o 6 dissidenti: Augusto Minzolini e qualche altro. Tutti gli altri senatori si sono convinti della bontà dell'accordo. Il sospetto - Tornando alla questione giudiziaria, qualche maligno pensa che la notizia che arriva dalla Cassazione sul possibile slittamento sia stata fatta trapelare apposta per agevolare il cammino di Renzi. Di certo ha avuto un effetto benefico sul Cav che si sente braccato dai giudici. Ai suoi ha riferito, secondo quanto si legge su La Stampa, del trattamento severo che gli ha riservato il giudice di sorveglianza Beatrice Crosti quando lui l'ha chiamata "signora". "Non signora, ma signor giudice", gli avrebbe risposto la togata. "Si ricordi sempre che lei è un detenuto".

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