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La nuora di De Benedetti fan di Silvio: "Resta lui il leader"

Paola Ferrari

La giornalista della Domenica Sportiva rivela a Libero che con il suocero discute di tutto, ma non del lodo Mondadori

Nicoletta Orlandi Posti
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Paola Ferrari è nata a Milano 6 ottobre 1960. Scoperta per caso da Enzo Tortora, ha iniziato come centralinista a Portobello, poi è diventata giornalista e si è occupata subito di calcio. Entrata in Rai nel 1988, è stata la prima e finora unica donna a condurre la Domenica Sportiva (1996-1999, 2005-2006, 2010-2014) e Novantesimo minuto (2002-2005). È sposata con Marco De Benedetti (figlio di Carlo De Benedetti) e ha due figli: Alessandro e Virginia. Da sempre appassionata di politica e donna di destra, attualmente è portavoce dell'Osservatorio Nazionale Bullismo e Doping. Paola Ferrari, il calcio italiano domenica inizierà ufficialmente la nuova stagione con la Supercoppa tra  Lazio e Juve. Lei è pronta? «Sì e questo sarà il mio nono e ultimo anno alla conduzione della  Domenica Sportiva. Poi lascerò. È giusto chiudere un ciclo dopo aver rilanciato una trasmissione che tutti davano per morta». Perché proprio ora? «Per iniziare una seconda vita, i miei secondi 50 anni. Nei prossimi mesi valuterò con calma, penserò. E alla fine della  Domenica Sportiva deciderò quali nuovi progetti seguire». Progetti televisivi? «Anche, ma non solo. L'impegno politico mi affascina». Parliamone. Lei nel 2008 si era già candidata per  “La Destra” di Storace Santanchè. «Daniela è una cara amica, ci conosciamo da una vita. Io sono una donna di destra, da sempre. Non immagina quante offerte ho ricevuto in questi anni». Qualche esempio? «Diventare assessore alla Regione Lombardia, candidarmi per il Pdl lo scorso febbraio. E pensi che Follini un po' di tempo fa mi aveva anche proposto di correre per il Parlamento Europeo con l'Udc. Ho detto no, non ero pronta, non avevo consapevolezza politica».  Ora invece è impegnata nel sociale. In prima persona. «Sono portavoce dell'Osservatorio Nazionale Bullismo e Doping. Sa, ho due figli di 13 e 15 anni e sono vicino ai problemi degli adolescenti. Il cyberbullismo, per esempio, è un fenomeno da studiare a fondo e seguire con attenzione. Non va sottovalutato. Ai miei tempi, anche se eri preso in giro a scuola, te ne tornavi a casa e finiva tutto. Ora no». Si riferisce a internet e ai social network? «Io sono stata la prima a denunciare Twitter per le diffamazioni anonime. Mi sono sentita dire di tutto, sono stata criticata e attaccata, ma ora vedo che qualcosa si sta muovendo». A che livello? «C'è chi, come Mentana, ha chiuso il suo profilo. E ora a Londra il social network ha annunciato che cercherà di limitare il numero di tweet offensivi introducendo una funzione che permetta di denunciare gli insulti o le minacce». Paola, lei continua ad essere in rete? «Sì, con Facebook. Ma soprattutto Twitter e Instagram. Sono buoni strumenti per esprimere le proprie opinioni». Prima diceva che dopo la denuncia è stata attaccata. Perché? «Forse perché sono un personaggio scomodo». Addirittura? In che senso? «Sono amica della Santanchè e moglie di Marco De Benedetti. Molti mi valutano per le persone che frequento, non per come sono. Io invece voglio essere considerata solo come Paola Ferrari: giornalista, donna indipendente, mamma». Impresa difficile, in Italia. Chissà quanti le hanno dato della raccomandata... «Ci ho fatto l'abitudine. In realtà mio marito mi aiuta, ma solo quando gli chiedo  di parlare di economia. Sa, la curiosità della giornalista è nel mio dna». Ferrari, a proposito di curiosità da giornalisti. Sì, insomma, domanda inevitabile: con suo suocero Carlo De Benedetti in che rapporti è? «Ottimi. Io, in tutta la famiglia, sono l'unica con passioni politiche differenti. Però ci si confronta. Ci si chiarisce. Si discute anche in modo acceso perché sono orgogliosa delle mie idee. Ma il tutto sempre con grande spirito democratico». Parlate di tutto? «Sì, perché?». Proprio di tutto tutto? «Sì». Anche del lodo Mondadori? «Beh, certo che è capitato di sfiorare l'argomento. Ma in quel caso sono stata zitta. È un discorso nel quale preferisco non entrare visto che ci sono delle sentenze». Già, anche perché lei, tra l'altro, è molto amica di Berlusconi... «Lo conosco da una vita, da quando è arrivato al Milan». È molto che non lo vede? «L'ho incontrato casualmente qualche settimana fa, dopo la sentenza». Depresso? «Provato e amareggiato, ma in grande forma fisica. E ho subito twittato: “Chi pensa che Silvio si faccia da parte si sbaglia”. Io sono convinta che la prossima campagna elettorale non si possa fare senza di lui e non ho mai creduto al fatto che venisse candidata Marina. Berlusconi per qualche anno starà al di sopra di tutto, come deus ex machina». Un po' come lo è stato ultimamente al Milan. Paola, in 30 anni di calcio chissà quante volte vi siete incontrati allo stadio. La partita che non dimenticherà mai? «Istanbul, finale di Champions 2005 contro il Liverpool». Ops. Rossoneri avanti per 3-0 a fine primo tempo. «E nel box dietro la tribuna stampa Berlusconi sta cenando con Erdogan, primo ministro turco, e altri politici. Ad un certo punto passa Bonaiuti e raccoglie i nomi di chi scenderà negli spogliatoi, dieci minuti prima della fine della partita, per festeggiare con la squadra. Berlusconi si volta verso di me e sgrana gli occhi, come per dire: “Ma cosa sta facendo?”. Capito? Aveva già intuito cosa sarebbe successo a noi milanisti...». Già, rimonta del Liverpool e sconfitta ai rigori. Ma scusi, ha detto “noi milanisti”? «Sono tifosissima. Anche se le prime partite le ho guardate con papà all'Arena di Milano, codino e giornale sotto lo stomaco per non prendere freddo. Giocava l'Inter. Quando al derby ho visto Rivera, però...». È scattato l'amore rossonero. Paola, lei è milanista ed è figlia di un interista. In casa De Benedetti invece per chi si tifa? «Mio marito è juventino. Mio suocero invece non è appassionato di calcio. Peccato...». Perché? «Ho provato a convincerlo a comprare qualche squadra. L'avrei visto bene al Torino, un club glorioso. Ma non c'è stato niente da fare. Per ora...». Ferrari, siamo partiti dalla tv per passare alla politica. Riaccendiamo la tv. Quando la prossima estate lascerà la Domenica Sportiva che farà in video? «Mi piacerebbe cambiare, ma sempre restando legata al calcio. Ho molte idee. Una in particolare mi affascina, ma è presto per parlarne...». La curiosità del giornalista suggerisce di insistere, non può dire di no a un collega. «Mi divertirebbe qualcosa stile Quelli della notte di Renzo Arbore, ricorda? Ma legato al calcio. Niente studi seri e tanti opinionisti, comici, musica: uno show da mandare in onda dalle 23 all'1 di notte. Sì, mi piacerebbe essere l'Arbore del football. Anzi, dovrei chiamare Renzo per avere qualche suggerimento...». Paola, lei finora è stata l'unica donna a condurre Domenica Sportiva e Novantesimo Minuto. «Sono contenta di avere aperto una nuova strada per noi, che prima eravamo viste solo come vallette». Come ha fatto a conquistare un mondo così? «Non l'ho conquistato, ho convinto solo una parte di pubblico. Il resto è un ambiente maschilista che ci lascia poco spazio. Pensi che in tanti anni di tv nessun direttore mi ha mai chiamata per chiedermi se avevo qualche idea. Solo con Maurizio Losa mi trovo a meraviglia». E con i calciatori che rapporto ha? «Loro e gli allenatori sono meno maschilisti dei giornalisti. Il tecnico che più mi piace? Prandelli, un uomo di grande signorilità». Paola, in tanti anni a contatto con i calciatori chissà quante avances avrà ricevuto... «Molte, soprattutto quando non ero ancora una donna sposata. Ma sono scappata. E comunque ho sempre preferito gli allenatori ai calciatori». Allora mettiamola così: il giocatore più affascinante che ha incontrato? «Nessun dubbio, Marco Van Basten». Ferrari, ultima domanda. Banale, ma inevitabile per la giornalista più famosa del mondo del calcio: chi vincerà lo scudetto? «Il Napoli sarà la vera squadra da battere. Vedrete». di Alessandro Dell'Orto

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