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Ale Moretti: "Il Pd è il partito dell'invidia"

Alessandra Moretti

Bersaniana di ferro, poi in cerca di sponde tra i renziani. Adesso di nuovo bersaniana: "Al congresso sostengo Cuperlo, ma quanti veleni nel Pd"

Michele Chicco
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"Il Pd è il partito dei veleni". Se n'è accorta anche Alessandra Moretti che dei democratici era uno dei volti nuovi più brillanti: al finaco di Pierluigi Bersani ha combattuto durante le primarie, poi ha lottato per Palazzo Chigi. Sempre al fianco di Pierluigi, fino a quando lui non è stato trombato dagli elettori. A quel punto la bella Ale ha lasciato il vecchio compagno e, protetta dal suo scranno a Montecitorio, ha cercato sponde qua e là. Renziana? - I primi a finire nel mirino sono stati i seguaci del sindaco di Firenze, Matteo Renzi. Lei aveva combattuto strenuamente contro Matteo, ma si sa che la politica è l'arte della dissimulazione. Pare che loro, i renziani, l'abbiano respinta e che quindi lei sia tornata sulla via di casa e al congresso del partito dovrebbe spendersi per Gianni Cuperlo, appunto di area bersano-dalemiana. Lo dicono in tanti, ma lei, intervistata da Repubblica, dice che "non è vero, non è vero, non è vero". Il fatto che i renziani l'abbiano scaricata è una finzione, ma chi ha messo in giro questa voce? "Mi sono fatta questa idea - spiega - o sono stati i renziani a farla girare oppure i bersaniani: a loro non è mai andata giù che io mi sia emancipata da Pierluigi". Tertium datur: è possibile "che siano maldicenze messe in circolo da chi è vicino a Cuperlo: il mio ritorno in quell'area può essere visto con fastidio". Con Gianni - Secondo la bella Moretti, insomma, il suo ritorno a "casa" non è dovuto al niet renziano: la sua, dice, "è una scelta di sostanza. Con Gianni c'è grande interlocuzione". Ma, perché è bene non chiudersi tutte le porte, "se dovesse vincere Renzi un minuto dopo mi metterei a lavorare per lui". Ale, insomma, ha le idee non tanto chiare, ma sa aprirsi spiragli per il futuro. A lei non va affatto giù, però, il continuo vociare su Miss Dem che si sente in Transatlantico: "Mi viene da ridere" dice. E poi ammette l'inammissibile: "Quanta invidia che c'è nel Pd. Quando la politica scade nel gossip significa che siamo caduti in basso". Se n'è accorta anche lei. 

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