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Che tempo che fa, Carlo Cottarelli e i soldi da Fabio Fazio: "Quanto mi pagano e quanto prendo di pensione"

Giulio Bucchi
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Tutta la verità sui soldi. Carlo Cottarelli, criticatissimo per la sua ospitata da Fabio Fazio a Che tempo che fa (è accusato di criticare per partito preso il governo "sovranista") è finito nella bufera per i 6.500 euro percepiti per ogni puntata. Soldi che, ha precisato, non versa la Rai ma la casa di produzione Officina (di cui Fazio è socio al 50%) e che soprattutto non vanno a lui ma all'Università Cattolica, che li usa per finanziare borse di studio per giovani ricercatori.   Leggi anche: La sberla di Salvini sui soldi, perché ora Fazio trema davvero "La Rai aveva già comprato quel programma per una cifra che è rimasta uguale - spiega l'ex commissario alla Spending review in una lunga intervista a Repubblica -. La mia presenza non l'ha cambiata e perciò non incide sui costi della Rai. Alla fine io non intasco nulla di nulla. E guardi che anche l'Osservatorio della Cattolica non mi paga: lo dirigo gratis. Mi spiace dirlo, ma visto che mi mettono le mani in tasca aggiungo che i proventi dei miei libri, due italiani e uno americano, sono destinato all'Unicef". Sul tavolo delle critiche c'è anche la sua (baby) pensione, raggiunta a 59 anni. "Nel novembre 2013 il governo Letta mi chiamò a fare il commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica. Accettai e mi dimisi perché se avessi usufruito dell'aspettativa avrei alimentato un conflitto di interessi. Avevo maturato una posizione di carriera e, in base alla regole del Fondo monetario, che non ho certo inventato io, la possibilità di andare in pensione, anche se si trattava di una pensione ovviamente ridotta". L'assegno glielo versa l'Fmi, e non l'Inps. "Anche se pago le tasse in Italia. E verso al fisco italiano molto di più di quanto pagherei negli Stati Uniti dove ho vissuto per trent'anni". L'ammontare "è in dollari e dipende dal cambio. All'incirca è di 140mila euro l'anno. Io dissi al Fondo monetario che, per motivi di immagine, sarebbe stato meglio che le pensioni fossero meno alte. Mi risposero che non c'erano ragioni economiche per abbassarle perché i contributi versati erano messi a profitto".

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