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Il Milan e il lento addio tra Galliani e Berlusconi

Nicoletta Orlandi Posti
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Al pranzo di Arcore questa volta non c'erano i fagiolini. Solo un pelato. E che pelato. Adriano Galliani chiede e ottiene udienza a casa del sciur padrun, Silvio Berlusconi. C'è di che parlare, approfondire, rimestare; bisogna chiarirsi dopo una settimana piccantissima, speziata, arroventata dall'Ansa, (non) firmata da Barbara Berlusconi, che poi del padrun è la figlia. In mezzo la passerella del Nou Camp, con BB e AG seduti fianco a fianco per salvare le apparenze e alimentare il chiac- chiericcio. «Sembravano due estranei... Non si son guardati mai in faccia... Aveva- no in tasca puntine da disegno... Lei si è messa le mani nei capelli come dire “levatemelo di torno”... Lui ha fatto più smorfie del solito come a dire “levatemela di torno”» i commenti più gettonati. Al rientro in Italia “Adriano Magno” - re del mercato con lo scettro un po' arrugginito - decide che è il caso di parlare con chi al Milan decide, fa, disfa e rattoppa: Silvio I da Arcore, perché se è vero che «non si muove foglia che Berlusconi non voglia», allora è giusto chiedere spiegazioni direttamente a lui, non fosse altro che fanno coppia da 34 anni (praticamente l'età di Barbara più un altro lustro). E allora Adriano prende la macchina e va ad Arcore senza passar per Milanello (cosa rara). E Berlusconi lo aspetta e intanto fa apparecchiare. E alla tavola rotonda partecipa anche Fedele Confalonieri, a (ri)formare una Triade che vuol dire tutto e niente. E dopo tre ore passate a spizzicare e a confrontarsi siamo tutti avidi di conoscenza, ci chiediamo chi ha vinto, chi ha perso, chi regnerà da oggi a Milanello, chi ha fatto le scarpe a chi, siamo curiosi di sapere se padron Silvio ha scelto la figliola Barbara, se ha confermato il fido Adriano, o se banalmente ha fatto capire a entrambi che - piaccia o non piaccia - avranno vagonate di seggiolini appaiati da digerire, nei migliori e peggiori stadi d'Italia e d'Europa. E allora noialtri ci attacchiamo a Galliani come cozze allo scoglio. E Galliani parla, mica si nasconde. E dice cose importanti, in netto contrasto con le frasi di ieri l'altro: «Io al PSG? Non si può mai sapere... ». Questa volta è più categorico, ganzo, tronfio e galvanizzato. E assicura: «Sono legato al presidente Berlusconi per tutta la vita. Silvio Berlusconi è il numero uno al mondo. E tutte le altre ipotesi, dal Psg in poi, sono assolutamente fantascientifiche. Ripeto: Berlusconi sarà il mio presidente per tutta la vita». Fino alla stoccata finale: «Se mi occuperò ancora di calcio sarà solo per il Milan». Poi se ne va, dando appuntamento a Verona, perché in fondo il campo conta ancora qualcosa. Adriano saluta e i giornalisti si scambiano opinioni come matti al manicomio. Si telefonano, dicono la loro, paiono formiche nel formichiere calpestato. Tanti son certi: «Beh, ha vinto Adriano, è evidente», ma il fatto è che non conosciamo altra campana. O forse sì. Ci vien da pensare che quel «se mi occuperò ancora di calcio» piazzato tra una frase e l'altra, pesa come i gol del buon Birsa (due tiri, sei punti). Crediamo, e ne siamo assai convinti, che non ci saranno altri scossoni fino al prossimo Cda di aprile, quando verranno rinnovate le cariche e gioco forza tutto sarà messo nuovamente in discussione. Barbara pazienterà, aspetterà il suo turno, ma sembra chiaro a tutti che il suo turno probabilmente arriverà prima di un gol di Niang. Galliani resterà «in famiglia», avrà un nuovo ruolo extra-pallonaro, perché è vero che con Silvio c'è un rapporto che va oltre il banale «io padrone, tu dipendente», ma è inutile far finta che nulla sia accaduto. Barbara è uscita allo scoperto, l'avrebbe fatto anche al termine della passata stagione, ma ha temporeggiato per seguire la strada segnata da papà, quella del lasciamo fare a Galliani, poi vedremo. Il campo ha detto che aver assecondato un certo mercato, aver deciso di insistere con Allegri (bravo, ma decisamente “scaduto” a Milanello) è stato un errore, quello che ha convinto BB a lanciare la bomba. Si può discutere il modo, non la sostanza. Le idee della biondissima terzogenita sono semplici, persino banali, ma assolutamente condivisibili. Il Milan ha bisogno di ritrovare se stesso, il suo stile, la sua progettualità, ha bisogno di cambiare qualcosa, qualcuno (e Braida trema già), soprattutto in un periodo in cui anche i 50 euro spesi male fanno la differenza. E allora fan pensare le parole che Barbara avrebbe detto ad Allegri nel post Barcellona. «Stia tranquillo mister, va tutto bene». Come se avesse già i gradi, i galloni, il trono. Perché lei, in fondo, per entrare a villa San Martino usa il suo mazzo di chiavi, mica ha bisogno di citofonare. di Fabrizio Biasin

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