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Giuseppe Conte, Pietro Senaldi rivela il piano per farlo crollare: "Subito dopo le feste..."

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Maria Pezzi
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Ce la faccio, ce la faccio, ce la faccio. Non ce la farà mai. Il premier Conte barcolla ma non molla. Poco male, ci sarà qualcuno che gli darà la spinta decisiva per farlo ruzzolare. Ieri il presidente ha provato a puntellarsi con un' intervista disperata al Corriere della Sera nella quale ha annunciato la sua agenda di governo fino al 2023. Deve averla persa parlando, perché tra le righe non si leggeva nulla di concreto. Dava appuntamento a tutti a gennaio per la verifica, sperando di garantirsi un Natale tranquillo, e annunciava il rilancio. Iniziativa velleitaria. In realtà, passate le feste, gabberanno proprio lui, san Giuseppi. Anziché il rilancio ci sarà il lancio, metaforico, del professore fuori dalla finestra di Palazzo Chigi. L' uomo è abile, ma difficilmente riuscirà a prolungare la propria agonia, perché ormai è diventato scomodo a tutti. L' unico alleato strategico che ha è il suo peggior nemico, Matteo Renzi, il quale fin dal giorno dopo aver dato alla luce l' esecutivo ha tenuto a precisare pubblicamente che quel che conta per lui è finire la legislatura, non certo tenere l' impomatato premier imbalsamato fino al 2023. Il rottamatore, ancora basso nei sondaggi, è il solo che ha interesse a tenerlo incollato alla sedia ma è anche colui che più lo disprezza personalmente. A mandare l' equilibrista di Volturara Appula a gambe all' aria non saranno il fondo salva-Stati, la prescrizione, la manovra che cambia ogni giorno e neppure un' eventuale sconfitta della sinistra in Emilia-Romagna. Si capirà tutto nel giro di un paio di mesi. I giorni da segnare in rosso sul calendario sono quelli del 12 e del 28 gennaio 2020. Nel primo entra in vigore la legge che riduce del 33% il numero dei senatori e dei deputati a partire dalla prossima legislatura, nel secondo la norma sarà pubblicata in Gazzetta Ufficiale e diventerà pressoché intoccabile. Entro il 12 un quinto dei parlamentari di uno dei due rami delle Camere può presentare richiesta di referendum popolare per far bocciare il taglio dagli elettori. Fino al 28 lo scioglimento del Parlamento fa decadere il provvedimento di riduzione. Se entro queste date si verifica uno dei due eventi è fatta, si va a votare con questa legge e tre quarti dei parlamentari possono sperare di tenersi la poltrona. camere grasse Al di là delle posizioni ufficiali e demagogiche dei partiti, le Camere grasse fanno gola a tutti. Salvini e Meloni vedrebbero raddoppiare i loro eserciti. Berlusconi potrebbe garantire il seggio alla sua stretta cerchia senza dover contrattare candidature con la Lega. Zingaretti poi aspetta da sei mesi di sostituire i renziani con uomini di sua fiducia, operazione facile e indolore con un Parlamento a 945 eletti, anche se il Pd dovesse calare ulteriormente. Pure il Matteo fiorentino ha bisogno di tante onorevoli teste da manovrare, altrimenti che capo è? Restano i Cinquestelle, gli unici per i quali le urne anticipate sarebbero un disastro, ma essi non sono sufficienti a fermare la macchina del voto, qualora partisse, e poi sono così dilaniati che qualsiasi scossone può farli esplodere. Alla fine, senza taglio, qualcuno riuscirebbe pure a salvarsi e la mancata riduzione darebbe al movimento anti-casta un grande cavallo di battaglia da cavalcare in campagna elettorale. Oro, per una forza in crisi di credibilità e contenuti come i grillini. I bene informati sostengono che ci sarebbe già il piano di guerra: svolta ultra-populista, che tira dentro destra e sinistra, con Di Battista candidato premier e Di Maio a fargli da spalla, non ricandidato ma con un ricco incarico di capo della propaganda. La defenestrazione di Conte infatti prevede anche quella di Casalino, il portavoce dell' attuale presidente del Consiglio, un tempo mammasantissima in casa grillina. Questo lo scenario. La presentazione delle firme per il referendum regala alla maggioranza altri tre o quattro mesi di vita, così da far cadere il governo all' inizio della primavera e votare prima dell' estate. Una cosa infatti è certa: il Conte due sarà senza tre. Mattarella, che fu il nume tutelare del giurista pugliese, è disgustato per il tira e molla sulla manovra e le liti quotidiane dei giallorossi e l' Europa non è nelle condizioni di imporlo. Pettine e Pochette A dare la spinta fatale sarà con ogni probabilità il Pd. Il segretario Zingaretti non avrebbe mai voluto far partire l' esecutivo. Ha acconsentito soltanto a patto che l' intesa giallorossa fosse di lunga scadenza, organica e con candidature comuni alle Regionali. L' obiettivo era mangiarsi la metà di M5S che non è stata divorata dalla Lega. Nessuna però di queste circostanze si sta verificando. M5S perde, si divide ma non crolla, in Emilia-Romagna e Calabria ognuno andrà per sé, su prescrizione, tasse ed Europa, anziché trovare un punto comune o almeno avvicinarsi, le posizioni di grillini e democratici si allontanano di giorno in giorno. Per di più la scissione di Renzi ha riportato il Pd alle magre percentuali del 2018. Con la pochette e il pettine in mano resterà il signor Giuseppe, per il quale non saranno pronti altri concorsi universitari prêt-à-porter e che, se non vorrà tornare a fare il non socio e collaboratore dell' avvocato Alpa, sarà costretto a elemosinare da Zingaretti un seggio in quel di Foggia e dintorni. Per approfondire leggi anche: Pietro Senaldi contro la riforma del M5s La storia con M5S infatti è chiusa per sempre, i dem sono i soli che possono offrire una scialuppa al premier naufrago, se non farà troppe scene per farsi convincere ad abbandonare la nave. E un' uscita di scena semi-onorevole forse è quel che a Conte conviene di più, tutto sta a fargli fare i conti giusti. Questo governo ha dato poco o nulla. Ha scongiurato l' aumento dell' Iva, come tutti i suoi predecessori a eccezione dell' esecutivo Letta, ha diminuito in maniera impercettibile il prelievo fiscale sugli stipendi bassi e sicuri, è tornato a essere una minaccia per professionisti e lavoratori autonomi, ha tagliato selvaggiamente le detrazioni a chi con i suoi redditi dichiarati e le sue tasse mantiene il Paese, e ha contribuito a leggi liberticide in tema di giustizia e a piegare ancora un po' di più il ginocchio nei confronti dell' Europa. Il primo giro è stato drammatico e la spinta si è esaurita in tre mesi. Nulla fa pensare che ci sia spazio, politico, economico e morale, per un secondo turno. Il rilancio auspicato da Conte sarà una catapulta con atterraggio del medesimo in quel di Volturara Appula. di Pietro Senaldi

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