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Emanuele Filiberto ambasciatore di Pompei: in rivolta i neoborbonici

Emanuele Filiberto

Il sindaco della città nomina il rampollo di casa Savoia. E i nostalgici insorgono

Roberto Procaccini
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"Mai un Savoia ambasciatore di Pompei!". E organizzano la protesta. In programma un picchetto al santuario della Madonna di Pompei con tavoli per la raccolta firme dei cittadini. Nella cittadina della provincia napoletana, universalmente conosciuta per gli scavi archeologici, è in atto una sfida tra corone. I neoborbonici, infatti, insorgono contro la decisione di nominare Emanuele Filiberto di Savoia, pricipe mancato d'Italia, ambasciatore nel mondo di Pompei. E si danno appuntamento per sabato 23 novembre per contesatre la scelta.  I nostalgici del Regno delle Due Sicilie ce l'hanno col rampollo della casata sabauda e, ancor di più, col sindaco della cittadina, Claudio D'Alessio (Pd) che ha deciso di insignire il reale zazzeruto dell'incarico. Qual è il problema? Una questione di retaggio storico. La nomina, si lamentano i neoborbonici, "dimostra uno scarso rispetto per la storia e la cultura di Pompei, della Campania e del Sud. Pompei è già una delle città più famose del mondo e non ha bisogno di un 'testimonial' - e qui scatta l'accusa più grave - che ricorda la colonizzazione, i massacri, saccheggi subiti dal Sud (e da Pompei) durante l'unificazione ad opera dei suoi antenati e con conseguenze drammatiche e attuali". Principe sfortunato - Il mandato (puramente onorifico) di Emanuele Filiberto non inizia nel migliore dei modi. Insignito del titolo di ambasciatore di Pompei il 21 novembre, si trova già a dover affrontare una contestazione. Il principe, che non ha mai trovato la fortuna che s'augurava nel mondo dello spettacolo (ha parteciapto a trasmissioni, show, talent e pure a un Sanremo), comincia pure la carriera diplomatica col piede sinistro.

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