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Mannheimer, evasione fiscale per 7 milioni di euro: "Mi sono fidato del commercialista, ho sbagliato"

Il sondaggista del Corriere e di Vespa ascoltato dal pm Scuteri ammette le sue colpe. Si va verso la transazione

Giulio Bucchi
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"Mi sono fidato del mio commercialista, mi sono sbagliato". E' amara l'ammissione di Renato Mannheimer, sondaggista di fiducia del Corriere della Sera e di Porta a porta inito nelle maglie del Fisco: accusato di evasione fiscale per 7 milioni di euro, ascoltato dal pm milanese Adriano Scuteri ha dato la sua versione dei fatti, emersi lo scorso aprile in seguito a perquisizioni nella sede milanese dell'Ispo, la società del sondaggista. Allora Mannheimer aveva commentato: "Ho fiducia nella magistratura, ma non ho mai compiuto un reato in vita mia". Ora, spiega Repubblica, la storia è leggermente diversa: "Ho sbagliato, mi sono fidato dei consigli del mio commercialista". E al pm ha proposto una transazione: ridare cioè quei 7 milioni di euro spalmandoli su 6 differenti dichiarazioni dei redditi. Oltre a Mannheimer (accusato di associazione a delinquere finalizzata alla dichiarazione fraudolenta e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti), nell'inchiesta sono finiti anche il suo commercialista Ezio Merlo (accusa di riciclaggio), il responsabile Ispo "sull'opinione pubblica" Luigi Carpignano, l'ex manager Dan Singer e due consulenti. L'Ufficio Cambi nel 2010 ha contestato operazioni finanziarie sospette, e secondo il pm Scuteri la società di Mannheimer ha eluso 5,4 milioni di euro di tasse dirette e 1,4 milioni di Iva, destinando questo flusso di denaro a Tunisi per poi farlo tornare nelle tasche di Mannheimer attraverso conti correnti aperti in Lussemburgo e in Svizzera. Tutto, naturalmente, per pagare meno tasse in Italia. 

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