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Enrico Mentana in trincea contro il coronavirus: "Vi dico tutti gli errori del governo"

Alessandra Menzani
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«Come sto? Chiuso in casa. Come ogni sessantacinquenne». Enrico Mentana scherza solo un attimo. Poi si fa serissimo. «Abbiamo vissuto decenni senza guerre: eravamo abituati troppo bene». Domani sera scende in campo anche lui, in prima serata, con uno Speciale TgLa7 in coppia con Corrado Formigli.

Una maratona?
«No. Se fosse una maratona dovrei farla di due mesi. Si tratta della necessità, dopo il fine settimana in cui la gente magari cerca di pensare ad altro, di fare il punto, di uscire dalla logica del tg che ormai è una sorta di bollettino e di cogliere il senso che è stato dato soprattutto da Piazzapulita, quello dell'evoluzione di un reportage in trincea avanzata. Cosa che oggi sono gli ospedali della Lombardia».

Una zona di guerra?
«La Lombardia in questo momento - non ci si rende ancora conto - è il pezzo del mondo che ha più morti. La domanda che tutti si fanno è: perché qui? Per il comportamento di chi è sceso in strada?».

Secondo lei?
«Mah, è successo in tutto il mondo da quando sono state intraprese misure. Adesso facciamo uno stop e una riflessione. Non prendiamo il Nobel della medicina. ma facciamo il nostro».

Nella sua carriera aveva mai avuto emozioni simili?
«Solo gli ultranovantenni hanno vissuto una cosa simile. Giornalisticamente, l'unica cosa simile è stata l'11 settembre, per la paura di essere coinvolti. Una parte del Paese ha la certezza di essere coinvolta, l'altra il terrore. Che è peggiore e diverso».

In che senso?
«Milano reagisce con razionalità: ha presente il pericolo, sa cosa è, sa che c'è stata l' epidemia nel lodigiano ecc. Roma è avvolta nella paura dell'invisibile e dell'ignoto. Non ha casi certi, il virus può essere ovunque. Questo moltiplica le paura. L'11 settembre era simile. Qui l'ansia è più immanente e non c'è riparo, se non quello domestico. Qui c'è un solo terrorista. Siamo in guerra ma con divano, telefoni e wi-fi. Il coronavirus cambia la gerarchia».

Per esempio?
«Ha cancellato ciò che sembrava assoluto, il calcio. Sparito. Giornali e tg sono monotematici e quando ci sono pagine che trattano altri temi sono posticce».

Il virus ha cancellato anche la diatriba politica?
«La politica non può andare in letargo, è programmata per fare politica. Ma è evidente il fastidio della gente. Al di là di quello che dicono i leader, i galoppini del 2020, i famosi social, fanno un uso strumentale del guaio comune: qui non c'entrano più gli immigrati, quelli che hanno la pelle diversa. Non c'entrano neppure i cinesi...».

Ma come?
«Non c'è un cinese positivo».

Le pare possibile?
«Sono i dati, sono stati più accorti, più attenti, stanno tra di loro. La comunità è chiusa, non è che sono più bravi. Il virus non colpisce per etnie e fino a prova contraria l'Italia è abitata dal 94 per cento da italiani».

Secondo lei sono stati fatti errori a livello governativo?
«Sicuramente, centinaia in Italia come in Cina e in qualsiasi altro Paese. Ma non è il momento di analizzarli. È stato irriso Mattarella che andava ad abbracciare un cinese. Ma abbiamo capito che non è così che si è propagato il virus, non erano loro gli untori, per quello che si sa lo hanno portato dalla Germania. All'inizio le misure sicuramente sono state troppo blande, non sapevamo cosa avevamo davanti».

L'Europa è morta?
«Lo si pensava la settimana scorsa con le parole della Lagarde. Si sta insieme più per convenienza che per amore. Non sono mai stato un cieco europeista ma non vedo alternative».

Anche il suo lavoro è cambiato?
«La redazione è dimezzata dallo smart working. Gli ospiti tutti collegati. Questa situazione che ha svuotato gli studi dal pubblico ha creato due miracoli: non si cerca più la battuta per il facile applauso, e che nessuno si parla addosso, bisogna parlare uno alla volta. Tutto questo ha portato a livello più alto la discussione. Lo scorso anno la polemica era sui vaccini. Oggi i No Vax verrebbero lapidati sulla pubblica piazza».

Il Tar campano ha dato ragione a un avvocato: si può violare la quarantena per prendere le sigarette. Cosa ne pensa?
«Sinceramente chiuderei i Tar, sono per il movimento No Tar... E pure i tabaccai non li lascerei aperti. Chiudiamo tutto quello che possiamo chiudere».

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