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Gigi De Palo: "Vi spiego perché Draghi punta sui figli"

Gigi De Palo con famiglia a carico

L'uomo dell'assegno unico appoggia l'opera di sostegno del premier ad ogni bambino che diventa la vera risorsa dell'economica del futuro. E come importare il welfare di Francia e Germania e come evitare la fuga dei giovani

Francesco Specchia
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“Noi non abbiamo ereditato il mondo dai nostri padri ma lo abbiamo avuto in prestito dai nostri figli”. Da quando Mario Draghi – nonostante non sia stato scout- si è prodotto nell’eroica difesa dei giovani in un paese per vecchi, la battuta di Baden-Powell rimbomba a nastro nei palazzi della politica. E mai come in questo momento Gigi De Palo, il “family man”, se la sta godendo.

Classe ’76, romano, una moglie e cinque figli, una laurea in storia e un paio di sandali indossati francescanamente anche in inverno, De Palo sembra un personaggio dei vecchi film di Frank Capra che ha letto Keynes dopo esser stato ricevuto dal Papa: è il presidente dell’influentissimo Forum delle Associazioni familiari, l’uomo dell’assegno unico, quello che vuole trasformare i figli in una grande risorsa economica.

De Palo, il premier Draghi, nel presentare il Recovery Fund, ha puntato soprattutto sul concetto di sostegno alle nuove generazioni per “gustare il futuro”. Ha ascoltato il Forum Famiglie?

“Draghi ha esordito alla grande, quando parla di assicurare il futuro si vede che è un tema che ha a cuore. La vera rivoluzione sta nelle famiglie, nei giovani, nei figli. Però, fermo restando che è un grosso passo avanti della politica, si poteva fare di più. Per dire: la garanzia dello Stato sulla prima casa va benissimo, ma se non c’è la natalità, nel futuro di quelle case non ci saranno gli acquirenti. Magari si poteva tagliare qualcosa dal superbonus del 110% e caricare più fondi sui figli”

La bassa natalità non fa più notizia. Siamo a 400mila nascite in Italia: mezzo milione in meno in 5 anni, roba che non si vedeva dai tempi della guerra. Il “fate figli” è ancora una fissa dei cattolici o anche i laici si sono resi conto del problema?

“No. Ora questo è uno dei pochi temi non divisivi tra le forze politiche: sull’assegno unico c’è stata unanimità assoluta. Ma è un consenso che si è costruito su una strategia. Nel 2016 abbiamo portato i passeggini vuoti nelle piazze; nel 2017 abbiamo radunato i politici attorno al patto della natalità; nel 2019 abbiamo lanciato l’‘assegno per figlio’ che è l’antesignano dell’assegno unico. E ora l’assegno unico che -ripeto- è uno di quegli argomenti su cui tutti sono d’accordo come la politica estera o il Made in Italy. Però non siamo ancora soddisfatti”

Come “non siete soddisfatti”? Ma se il premier, oltre all’assegno unico, ha stanziato perfino 4,6 miliardi per asili nido e materne? Saremo sommersi dalle culle…

“Plaudo ai nuovi 238mila asili nido. Ma se non fermi la denatalità, poi non sai come riempirli. Il fatto è che l’assegno unico, ora, ha una dotazione di 6/7 miliardi. Ottimo. Ma, secondo i calcoli dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio ripresi dalla Fondazione Arel di cui è presidente Enrico Letta, per mettersi davvero in sicurezza affinché non si ripresenti il problema delle famiglie che annaspano l’anno prossimo, be’, servirebbero altri 5/6 miliardi”

Ellamadonna. Siete incontentabili.

“Ora sono tutti d’accordo, basterebbe un piccolo sforzo in più, per le famiglie che nella crisi hanno fatto da ammortizzatore sociale. E, anche in termini economici, ora le famiglie risparmiano; se avessero più soldi potrebbero ricominciare a consumare: andare al cinema, comprare un’auto nuova, andare in vacanza. E, ancora, bisogna cambiare le modalità di erogazione dell’assegno. Il governo precedente dava la stessa cifra, 2000 euro totali, sia alle partite Iva single sia a quelle che avevano 4 figli. Ma non è che i figli non mangiassero”

Vincenzo Bassi, docente di diritto tributario e presidente Federazione delle associazioni delle famiglie cattoliche in Europa, sostiene che i soldi alle famiglie non siano assistenzialismo, ma politica economica. Sono un investimento conveniente in un capitale umano solido (e si evitano le migrazioni dei giovani all’estero); e i figli saranno i futuri clienti di erario e previdenza, quindi la soluzione per tagliare via via il deficit e il debito. Lei condivide?
“La famiglia è la prima impresa di questo Paese, non c’è dubbio. Se si ferma quella, si ferma tutto. Se non riparte l’indice demografico, parliamoci chiaro, io e lei non potremo avere le pensioni che ci stanno pagando i nostri figli. E potrebbe esserci davvero il crollo del sistema sanitario, e a nulla servirebbero le abbondanti risorse del Recovery se hai sempre meno gente che paga le tasse, le spese sociali e sanitarie”

Cioè l’investimento famiglia sarebbe “debito buono” per dirla con Draghi (magari da scomputare dal calcolo del nostro deficit)?

“Esatto. Conviene, anche, banalmente, in termini di rispetto dei parametri di Maaastricht. Perché non inserire -come dice Bassi-  la nostra futura forza lavoro non nella spesa corrente ma in conto capitale? E l’assegno unico è solo il pezzo di una riforma fiscale articolata che tenga conto non del reddito percepito, ma della composizione familiare. In Germania l’assegno consiste in 400 euro al mese per figlio, e si fanno delle detrazioni fiscali in base al numero stesso dei figli”

Beh, c’è pure il welfare familiare della Francia. O dell’Ungheria dove sei esentasse, mi pare, dal quarto figlio. Lei, immagino, non sarà un entusiasta delle pensioni, di quota 100…

“Trovo folle che in un Paese agli ultimi posti per nascite metta risorse in quota 100. Il 58% della spesa pubblica va in pensioni, solo il 6% nella famiglia e nei figli. Mi pare un aspetto culturale oltre che economico che fa riflettere. Sa quante lettere ricevo? ‘Presidente io e la mia ragazza vorremo sposarci e fare figli. Ma non abbiamo un lavoro fisso, non abbiamo accesso a un mutuo, e se lei rimane incinta rischia di rimanere a casa. Cosa facciamo, che ci dice? Ecchè je dico, sto zitto… Non mettere su famiglia, in realtà, oggi è un atto di responsabilità dei giovani”

Però, ripeto, il Forum Famiglie sta esercitando con forza le sue pressioni sulla politica. Forse troppo, dicono alcuni, Le idee ci sono, ma riuscite a metterle a terra? Qualcuno ve lo impedisce?

“Ma no. Semmai la difficoltà è che in sei anni di mia presidenza sono cambiati cinque governi. Non fai in tempo ad organizzarti con i referenti vecchi che ne arrivano di nuovi, e devi ricominciare: prima Fontana, poi Locatelli, e Costa e ora la ministra Bonetti che è bravissima. Ma il difficile è quagliare. Da assessore alla Famiglia al Comune di Roma, avevo istituito il ‘quoziente Roma’; e io, che sono notoriamente un rompicoglioni, nonostante gli sforzi, ci ho messo due anni e due bilanci. L’importante non è fare le cose su questo tema, ma farle bene”

Le famiglie non sempre sono un luogo sicuro. In questi giorni c’è un’esplosione di parricidi e di cronaca nera: i casi di Bolzano, Avellino, Reggio Emilia. Cosa sta succedendo?

“Eventi orrendi e luttuosi come questi si sono sempre verificati. Le famiglie sono le cellule del tessuto sociale e più di ogni altro sono sensibili al clima che si crea. Anche rispetto al Covid; nel primo lockdown c’è stata quasi la voglia di recuperare gli affetti in casa. Poi è subentrata l’angoscia di chi non vede l’orizzonte; e quest’ansia si riflette anche, psicologicamente, nelle mura domestiche, e amplifica i disagi”

Perché ha dichiarato che Renzi (che pure era un boy scout e ha messo al governo ministri accorati sul tema) aveva sbagliato sulle famiglie?

“Renzi ha sbagliato con gli 80 euro: il 60% dei beneficiari aveva figli, erano se non sbaglio, 3 milioni di persone con figli oltre i 26 anni. A questo punto era meglio utilizzare quella somma, 10 miliardi, invece che per il taglio del cuneo fiscale direttamente per aggiungere all’assegno unico quei 6 miliardi che dicevamo”

Però quei soldi hanno diminuito il costo del lavoro…

“Bah. Un conto sono i 20 euro in più in busta paga, un altro sono 200 euro in più sul bilancio familiare. Ma non è stato solo Renzi, vale anche per i governi successivi. Io sono postideologico. Se ti crolla il sistema pensionistico non è che poi conti molto se sei di destra o di sinistra…”

Con la folla di eredi tipo Famiglia Bradford che si ritrova come è sopravvissuto al lockdown? E come sopravviveranno i suoi figli nel futuro di Draghi?

“Grazie a mia moglie. E’ straordinaria, lavora da casa come grafica. I miei figli sono scaglionati: 16 anni, 13, 12, 9, e 3 l’ultimo nato con la sindrome di down, con tutto quel che comporta. Durante la Dad è stato tremendo, avevamo sette devices attaccati contemporaneamente. Li lascerò seguire la loro strada. Se per loro andare all’estero è un’opportunità, ben venga; ma se è una necessità diventa una sconfitta per tutti. E’ per quello che mi sto dando tanto da fare…”

 

 

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