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Non è l'Arena, Massimo Giletti minacciato dalla mafia: "Solidarietà? Poca, sono solo. Rischio reale, nulla è più come prima"

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"Così fa male". Massimo Giletti, intervistato da Tv Sorrisi e Canzoni, non nasconde la profonda amarezza per quanto gli sta capitando. Come noto, il giornalista conduttore di Non è l'arena su La7 ha ricevuto minacce di morte dalla mafia e per questo da quasi un anno è costretto a vivere sotto scorta. La vicenda è diventata di pubblico dominio, fin dall'inizio, ma Giletti non ha smesso di picchiare duro su Cosa Nostra. Un esempio? La sua ultima dichiarazione, relativa alle stragi in cui vennero trucidati i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: "Ancora oggi ci sono troppe domande che rimangono senza risposta", tuona Giletti dalle colonne del settimanale. 

 

 

 

 



Quando gli chiedono delle dimostrazioni di solidarietà ricevute da colleghi e mondo della politica, però, Giletti si rabbuia: "La verità? Molto poca. Ho avuto tanto silenzio. Ho comunque sempre pensato che anche il dolore e le delusioni fanno parte della ricchezza della vita. E’ chiaro che fa male. Non sono arrivati nemmeno messaggi pro forma che si fanno tanto per cortesia. E ci si sente soli".

 

 

 

 

 

 

Il suo impegno però non verrà meno, tanto che il 10 giugno andrà in onda su La7 il suo reportage Abbattiamoli, con interviste esclusive all’ex uomo di fiducia dei boss Graviano, alla figlia di un boss ucciso dopo essersi pentito, al giudice Nino Di Matteo e al Capitano Ultimo. "Chi fa delle battaglie mette sempre in conto di pagare un costo. Non mi sarei aspettato però la solitudine. Se fossimo stati in tanti tra i giornalisti della tv a portare avanti questa battaglia, non sarei stato l’unico loro obiettivo. E sarebbe stato impossibile fermarci tutti. Invece così sono diventato vulnerabile". "Ogni volta che esco di casa - conclude, dolorosamente - devo ricordarmi che c’è un rischio che mi aspetta. Un rischio reale, sono stato minacciato dai vertici della mafia. Nulla più è come prima".

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