Cerca
Cerca
+

Matteo Bassetti sale in cattedra: "Quando e come nascono le varianti. Lockdown? Roba da terroristi"

Alessandro Gonzato
  • a
  • a
  • a

«Chi parla di “lockdown”fa terrorismo psicologico. Non si deve pronunciare quella parola: non ha senso. Non ne parlano nemmeno in Inghilterra dove la variante Delta è largamente predominante. Nel Regno Unito hanno semplicemente rinviato delle riaperture, fine, altro che zone rosse e assurdità varie che sento in questi giorni! E chi dice che in Inghilterra la situazione continua a peggiorare non sa leggere i numeri, o non vuole: è vero che stanno aumentando i casi, ma le ospedalizzazioni e i decessi sono come prima, bassissimi, e questo perché i vaccini funzionano eccome contro la variante. Bisogna dirlo e ripeterlo. Gli studi parlano chiaro».

Intercettiamo il professor Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie Infettive "San Martino" di Genova, che ha appena finito di pranzare al mare con famiglia e amici. «Fermo Ste'... pago io, non rompere, stai fermo!». «Eccomi, mi scusi, ci sono».

Professore, partiamo dagli studi di cui parlava: vaccino e variante indiana.
«Pfizer e Moderna, ancor prima del richiamo, arrivano a coprirla fino al 90%. Astrazeneca al 75: c'è un lavoro scozzese pubblicato su Lancet, che è una delle riviste scientifiche più prestigiose. Col richiamo c'è una riduzione del 95% di ricoveri e morti. Un rapporto inglese pubblicato qualche giorno fa ha confermato i dati: il richiamo con Astrazeneca innalza la copertura all'85% e con Pfizer e Moderna si arriva al 95. Rimane fuori un 5%, certo, ma è un rischio calcolato, è impossibile avere una copertura totale».

Alcuni suoi colleghi invitano ad andare in vacanza solo dopo aver ricevuto la seconda dose. È d'accordo?
«Oddio... di certo è più sicuro andarci da vaccinati, ma mi pare evidente, non serve che lo dica un esperto. I numeri che le ho appena riportato però sono emblematici».

Ci aiuti a capire: la variante indiana è davvero così pericolosa?
«Mi limito ad analizzare le informazioni che arrivano dal Regno Unito, e queste dicono che dà sintomi blandi, simili al raffreddore, però attenzione, si parla soprattutto di giovani non vaccinati».

Quindi è corretto dire che la variante indiana è molto più pericolosa solo se non si è vaccinati?
«Ecco, questo sì. Però vorrei evidenziare una cosa».

Prego.
«In Italia, ad agosto, sarà la variante predominante, com' è successo con quella inglese tra febbraio e marzo. Sostituirà gli altri tipi di virus. È ragionevole pensare che quasi tutti i contagi ver sola fine dell'estate saranno collegati alla Delta».

Siamo preparati?
«Dobbiamo fare due cose. Da una parte continuare con la vaccinazione, ché è l'unico modo che abbiamo per combattere il virus, e bisogna arrivare all'85%, non più al 70 che era la soglia indicata inizialmente per l'immunità di gregge. L'altro aspetto fondamentale riguarda il sequenziamento e il tracciamento. In Italia sequenziamo appena l'1,5% dei tamponi positivi, mentre le linee guida europee indicano come base di partenza il 5 e come obiettivo il 10».

Possiamo arrivarci?
«C'è un problema di fondo: noi negli ultimi vent' anni non abbiamo investito in ricerca e sviluppo medico -scientifico, quindi ci troviamo in difficoltà».

Vuol dire che l'obiettivo del 10% è una chimera?
«Non è che in un anno si possano creare dal nulla tutte queste competenze... Noi critichiamo gli inglesi, ma loro al 10% ci sono da un pezzo».

Inutile sperare anche in un maggior tracciamento?
«Be', no, aspetti. Un conto è tracciare 10-15 mila contagi al giorno, com' era prima, un altro quando sono meno di mille: significa che ogni Regione deve analizzare appena 40-50 tamponi, se non siamo capaci non abbiamo capito proprio niente. Con numeri così bassi devi essere in grado di sapere da dove arriva ogni singolo caso».

Com' è la situazione nel suo ospedale? Avete casi di variante Delta?
«Ne abbiamo isolato qualcuno, ma si è trattato di episodi sporadici. Per ora calma piatta».

Come un anno fa?
«Di più. Allora facevamo un settimo dei tamponi di oggi. Se l'anno scorso fosse esploso un focolaio si sarebbe propagato abbastanza velocemente. Oggi è molto più difficile».

Il sindaco di Codogno, comune travolto dall'ondata iniziale, dice "Cautela sì, ma basta ansie".
«Concordo: guardia alta, ma paura no. La paura è cattiva consigliera. E poi, mi perdoni, se già a fine giugno ricominciamo con gli allarmi siamo messi male».

Alcune regioni stanno anticipando il richiamo.
«Mi pare una decisione di buonsenso, serve una strategia dinamica, il virus va anticipato. Quello che è giusto oggi poteva non esserlo due mesi fa e viceversa».

Giusto giocare le semifinali e la finale degli Europei in Inghilterra con 60 mila spettatori allo stadio?
«Se i protocolli vengono applicati in modo rigoroso, quindi tampone e quarantena per chi rientra, non vedo grandi rischi. Però ripeto: questione di poche settimane e la variante Delta sarà la principale in quasi tutta Europa».

L'alfabeto greco ha altre 20 lettere: dopo la Delta arriverà la Epsilon?
«Ma certo: continueranno ad arrivarne. Qualcuno va dicendo che le varianti nascono a causa dei vaccini, ma è un'assurdità: le varianti nascono ben prima dei vaccini, che non c'entrano niente, anzi, i vaccini sono quelli che le fermano le varianti. E le dico di più...».

Dica...
«La miglior pubblicità per i vaccini sono proprio le varianti, perché ogni variante che è stata scoperta, anche la più aggressiva, successivamente è stata ridimensionata dai vaccini, che hanno subito dimostrato di funzionare».

Il ministro della Salute Roberto Speranza sostiene che «fino a quando non ci saranno zero decessi la battaglia non sarà vinta».
«Ma guardi che si muore anche per una normale influenza, ci sarà sempre qualche decesso: purtroppo ci sarà quello che non ha fatto il vaccino, un altro che non ha sviluppato gli anticorpi, quello col sistema immunitario particolarmente debole. Spero e mi auguro che arriveremo a zero, ma a un certo punto i decessi ripartiranno, è fisiologico. Il vero obiettivo deve essere quello di contenerne il più possibile il numero. Il virus è tra noi, dobbiamo conviverci. L'importante è che gli ospedali restino vuoti, e l'unico modo perché sia così è continuare a vaccinare, sequenziare e tracciare». 

Dai blog