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Bassetti, Crisanti e Pregliasco? La vanità dei virologi canterini dà argomenti ai loro nemici

Francesco Specchia
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Sanremo, diciamolo, al confronto, è roba da dilettanti. «Sì sì sì sì sì vax vacciniamoci/Per il calo dei contagi, dosi anche ai re magi/Sì sì sì sì sì vax vacciniamoci/ il Covid non ci sarà più se ci aiuti anche tu...». Di Lauro-Pagnani-Di Bona, ecco a voi Sì, sì, sì Vax. Canta: il Trio Virologi. Applausi, nelle stroboscopiche notti natalizie che nessun virus potrà mai offuscare. I Tre tenores, i Tre amigos, i Magnifici tre (Walter Chiari, Raimondo Vianello in sombrero, e Ugo Tognazzi con gli occhi storti nel film omonimo del '61); ma pure il trio Lescano, e anche, perfino, un po' I Gemelli di Guidonia senza trucco o le Sorelle bandiera senza parrucco.

 

 

Molti allegri spettri del passato ci richiama, oggi, la stupefacente - anche nel senso farmacologico del termine - esibizione canora di cui sopra, ad opera dei nostri tre scienziati preferiti, Andrea Crisanti, Matteo Bassetti e Fabrizio Pregliasco sulle note di Jingle Bells a Un giorno da pecora. Ieri, sintonizzato sul programma di Raiuno ero piantato, in attesa, sotto un semaforo; e mentre mi sbellicavo nell'abitacolo come un cretino, osservavo il mio vicino di sosta che si perdeva nella mia stessa identica risata, evocata dalla stesse frequenze radiofoniche. Pure lui, il vicino, seguiva il "Trio Virologi" addirittura dallo smartphone; e, nel video, osservava gli insigni prof ricoperti da finto nevischio digitale che proseguivano nella performance. «Sì sì sì sì sì vax vacciniamoci/se tranquillo vuoi stare i nonni non baciare/Sì sì sì sì sì sì vax vacciniamoci/il covid non ci sarà più se ci aiuti anche tu», intonava Pregliasco tenendo il ritmo con una bacchetta, o forse era un tampone.

«Se vuoi andare al bar felice a festeggiar/Le dosi devi far/Per fare un buon Natal/Mangia il panettone/Vai a fare l'iniezione», seguitava Bassetti. «Sì sì sì sì sì vax vacciniamoci/Con la terza dose tu avrai feste gioiose» chiosava Crisanti il quale, di solito ha l'aria smunta di uno che si è appena accorto che gli è scaduta la patente; ma qui, diamine, era visibilmente orgoglioso. Ecco. I conduttori di Un Giorno da pecora, il simpatico Giorgio Lauro e la simpatica Geppy Cucciari per questa cover apparecchiata dalla loro Orchestrina mostravano gli occhi liquidi - e non era, vi assicuro, per la commozione - e la scena dei nostri tre medici, fari nella pandemia, che si esibivano come all'Ariston, be' m'insufflava sensazioni diverse e contrastanti. Da un lato emergeva l'idea di una grande operazione di marketing informativo: una sorta di beneficenza vaccinatoria prodotta dall'inedito terzetto in modalità Usa for Africa, roba tipo We Are The World.

 

 

Infatti, onestamente sono rimasto un po' deluso che, dalle quinte, armato di cuffie e microfono, non fosse sbucato il professor Galli in gridolini e outfit alla Michael Jackson. Comunque il loro intento, encomiabile, era quello di divertire spingendo più ascoltatori possibili alla vaccinazione. Dall'altro lato, invece, si faceva largo l'idea che uno spettacolo del genere - virologi free stile - potesse fornire abbondante materiale per la propaganda No Vax. Insomma, un po' come se Draghi si lasciasse convincere a cantare l'elogio del Pnnr sullo spartito di Daje de tacco/ daje de punta ma quant'è bona la sora Assunta (e non dubito che Lauro & Cucciari, a questo punto, non possano convincere il premier alla deriva canora). Alla richiesta di esibirsi, mi dicono che le reazioni dei Tre Virologi siano state diverse a seconda del carattere. «Ok lo faccio» ha detto Pregliasco. «Ok lo faccio, ma suggerisco io i testi» ha risposto Bassetti. «Oddio che vergogna, ma lo faccio» chiudeva Crisanti. Devo ancora capire se deprimermi, o se applaudire...

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