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Gerry Scotti, la confessione: "Non sono berlusconiano e vado ancora a votare. Ecco chi"

Francesca D'Angelo
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Gerry Scotti, ormai lei è diventato il Casanova di Striscia la notizia...

«Ha visto, eh? Robe da matti! A causa della positività di Francesca Manzini, in tre settimane mi hanno affiancato Valeria Graci, Lorella Cuccarini e ora, stabilmente, Michelle Hunziker».

Non dovevamo essere fuori-pandemia?

«L'allentamento delle misure ha generato una ventata di ottimismo ma mi pare che i numeri, purtroppo, siano inconfutabili. C'è poi questa sensazione, che è figlia dell'ignoranza, secondo la quale il Covid si sarebbe ridotto a una brutta influenza... Io capisco che abbiamo tutti bisogno di buone notizie ma non è ancora il momento di fare i fenomeni».

Lei non avrebbe allentato le misure?

«Non spetta a me deciderlo. Personalmente però continuerò a tenere la mascherina e a osservare il distanziamento anche a emergenza terminata».

Insomma, non si fida.

«Sa com' è... ci sono passato e non vorrei bissare l'esperienza. Ho dato, grazie».

C'è chi ha scritto: «Fedez si è ammalato perché è vaccinato». Come abbiamo fatto a ridurci così?

«Ah, guardi, non me ne capacito! Bisognerebbe prendere, una per una, le persone che hanno scritto queste cose e fare loro uno screening total body, cervello compreso. Qui probabilmente troveremmo solo un criceto, e pure malconcio. Tra l'altro ci tengo a cogliere l'occasione per rivolgere un abbraccio a Fedez».

 

 

 

Certo che questa sua stagione di Striscia è decisamente in salita: oltre a Covid, pure la guerra in Ucraina. Di nuovo, le chiedo: quando ne usciremo?

«Temo che la convalescenza sarà lunga, proprio come per la pandemia. Anche se oggi stesso si firmasse un armistizio, dovremo fare i conti con gli effetti della guerra almeno per un anno e mezzo. È un disastro, una tragedia. Riesco a trovare solo un aspetto positivo».

Quale?

«Grazie a Internet, la guerra non è più qualcosa di lontano, sul quale ti aggiorna il Tg la sera. Non puoi più ignorarlo. È un problema che riguarda tutti».

Ma non è sempre stato così?

«Direi proprio di no. In passato, per esempio, siamo stati ciechi e insensibili quando, al di là dell'Adriatico, avveniva uno dei più grandi stermini nell'ex Jugoslavia. Andavamo tranquillamente al mare e guardavamo le luci all'orizzonte pensando fossero fuochi d'artificio».

Cosa pensa della decisione di escludere gli artisti russi dalle manifestazioni?

«Ho difficoltà ad accettare una cosa del genere perché l'arte e lo sport sono il primo passo per educare alla pace e all'integrazione. Capisco, semmai, se si decide di escludere uno sportivo sostenuto da grossi sponsor di oligarchi ma è una situazione che si potrebbe verificare giusto nella F1, come è successo».

Tra l'altro non è detto che i cittadini la pensino come Putin, anzi.

«Esatto! Prenda per esempio il ragazzo con la Z sulla maglietta: ho la netta sensazione che non sia stata certo sua madre a cucirla per lui...».

Torniamo a Striscia: è uno dei pochi show dove la conduzione è paritaria. Possibile che altrove ci si incarti invece miseramente, invocando "protagoniste" e "co -conduttrici"?

«Ho capito: parla di Amadeus e cerca la polemica. In realtà se c'è una persona che ha dimostrato che le donne non devono essere ridotte ad ancelle, è proprio lui».

Sabrina Ferilli non sembra così d'accordo.

«Eh, lo so! Qualcuno ha avuto qualche discussione... Comunque se c'è un mondo che, nell'ultimo decennio, ha fatto passi da gigante nell'emancipazione femminile, è proprio la tv. Ben più del cinema, peraltro. Lei allora mi vorrai chiedere: ma tu, Gerry, cosa hai fatto?».

In realtà no, ma già che ci siamo: lei che fa per le donne?

«Ho vissuto l'epopea delle vallette e delle letterine, con grande leggerezza e gioia. Però poi, da quel momento lì in poi, non ho più voluto quelle figure nei miei programmi. La persona accanto a me deve essermi equivalente, come succede a Striscia, altrimenti non mi interes sa».

 

 

 

Sbaglio o, negli ultimi tempi, ha scelto anche di lavorare solo con gli amici, sia dietro che davanti alle telecamere?

«È la mia unica concessione al divismo: lavorare con lo stesso team. Stesso discorso per le conduzioni: finalmente è accaduto quello che non succedeva nei 30 anni precedenti della mia carriera, ossia che mi sento con i colleghi anche finita la trasmissione. Maria, Zerbi, Mara, Amadeus... sono tutti degli amici».

Però non è andato dall'amico Amadeus a Sanremo. Rimedierà l'anno prossimo?

«Avevo avuto un problema logistico, perché mi trovavo in Polonia. Ora, però, sì: credo proprio che "mi inviterei" a Sanremo 2023».

Amadeus ha fatto bene ad accettare il doppio rinnovo Sanremese?

«Dalle mie parti si dice Ados, ados, che el muntun l'è gross! Battere il ferro finchè è caldo, soprattutto se, come Amadeus, ne hai le qualità».

Il sodalizio tra lei e Ricci è storico. E lui è un genio indiscusso. Non sarebbe però ora di punzecchiarlo un po' e spingerlo a fare show diversi da Striscia e Paperissima?

«Le idee non gli mancano! Ma Striscia è una macchina complessa, mastodontica, che assorbe energie e risorse. Il problema è solo quello».

Lei non ha mai lavorato per la Rai: una mera casualità?

«Mediaset è sempre stata molto brava a offrirmi il rinnovo giusto, alle condizioni giuste. È dura che qualcuno possa offrirmi una comfort zone come quella che mi sono costruito qui».

Però non è mai stato berlusconiano. A Mediaset c'è quindi davvero posto per tutti?

«Confermo, compreso per gli juventini e gli interisti. Tra l'altro ormai per Berlusconi nutro un affetto quasi filiale: nelle occasioni comandate ci sentiamo, mi dà consigli, anche se sa che non sono berlusconiano».

Va ancora a votare?

«Sì, anche se faccio fatica a trovare il simbolo giusto: non ne riconosco più uno. Ormai di volta in volta scelgo il meno peggio, ragionando sulla persona che mi ispira al momento più fiducia. Mi oriento meglio in ambito locale».

Intende nelle elezioni regionali?

«No: nelle votazioni di condominio. Lì so come muovermi e chi mi piace. Già in ambito rionale faccio più fatica, in città diventa ancora più complicato, in Regione proprio non saprei».

Andiamo bene.

«Beh, vogliamo parlare dell'incapacità dei partiti di eleggere il capo dello Stato? Cortesemente evitiamo altre figure del genere in futuro».

Ultima domanda. Si aspettava ascolti più alti dal ritorno de Lo show dei record?

«Riuscire a fare più di così, alla domenica sera, voleva dire uscire dal campo dei record e entrare in quello dei miracoli! Quando ho accettato la conduzione del programma sapevo dove andavamo e contro chi. Come obiettivo avevamo il 12%, che abbiamo superato in più occasioni. Più di così...». 

 

 

 

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