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Dmitry Medvedev, il retroscena: "Si dice che a Imperia...", ecco perché odia l'Occidente

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Riccardo Barenghi, alias Jena, sulla Stampa la risolve con una battuta delle sue: "Lunga vita a Putin, altrimenti arriva Medvedev". Effettivamente, molti in Italia e in Europa sono rimasti quasi spiazzati dalle parole di Dmitry Medvedev, l'eterno delfino di Vladimir Putin un tempo "colomba" del Cremlino che dall'inizio della guerra si è trasformato in falco spietato:  "Mi viene spesso chiesto perché i miei post sono così duri - ha scritto su Telegram l'ex presidente russo, attuale vicepresidente del Consiglio di sicurezza di Mosca -. La risposta è che li odio. Sono bastardi e fanatici. Vogliono la morte per la Russia e finché sono vivo, farò di tutto per farli sparire". Medvedev  incarna in poche parole il risentimento che molti russi, in particolare gli oligarchi e le classi più privilegiate, provano contro quell'Occidente che per decenni, dalla caduta dell'Unione Sovietica, è stato il loro orizzonte, il loro punto di paragone. Essere come gli europei, se non proprio come gli (odiati) americani.

 

 

 

 

Dietro lo sfogo sociale di Medvedev, scrive sempre sulla Stampa Anna Zafesova, giornalista esperta di cose russe, non ci sarebbero però solo ragioni politico-stragiche legate alla guerra in Ucraina, o culturali e storiche. Ma ben più personali, diremmo terra terra. Quasi in contemporanea con quanto scritto su Telegram, infatti, il figlio dell'altissimo dirigente del Cremlino Ilya "è stato privato dalle autorità statunitensi del suo visto di lavoro americano", suggerisce la Zafesova. Il rampollo dovrà lasciare Miami "dove - secondo gossip moscoviti che per ora nessuno ha smentito - possiederebbe una società".

 

 

 

 

Lo stesso Medvedev padre, però, è finito nell'occhio del ciclone delle sanzioni internazionali. "Il suo megayacht Universe da 74 metri è ormeggiato a Sochi, dopo essere stato portato via da Imperia transitando a Istanbul" proprio per sottrarlo alla tagliola europea. "L'altro yacht più piccolo, Fotinia, di appena 32 metri, al momento dello scoppio della guerra era ancora bloccato dai ghiacci in un porto finlandese, e per tutelarlo dal sequestro una delle società che lo possedevano, legata a un compagno di università di Medvedev - uno dei suoi tradizionali prestanome, secondo le indagini di Alexey Navalny - l'ha venduto a un'altra compagnia di oscure origini".

 

 

 

 

Non solo: "I vigneti toscani dell'ex presidente russo sono anche loro bloccati dalle sanzioni, e il suo iPhone - Medvedev è celebre per la sua passione verso la Apple, ed era andato in pellegrinaggio a Cupertino per incontrare Steve Jobs - non riesce più ad aggiornarsi e scaricare app in Russia". Tutto questo non è la causa, ovviamente, delle durissime parole di Medvedev, ma è servito a confermare il pre-giudizio di un odio atavico dell'Occidente nei confronti della Grande Madre Russia, un iper-complotto utile ad alimentare la macchina bellica di Putin, a non lasciarla mai a secco. 

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