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Francesco Giorgino? Ecco da chi è stato fatto fuori: Rai, una oscura verità

 Francesco Giorgino

Pietro Senaldi
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Siccome in Italia chi perde ha sempre torto, voglio unirmi al linciaggio di Francesco Giorgino, almeno fino a questa mattina vicedirettore del Tg1, presso il quale è in forza più o meno da trent' anni. Negli ultimi due giorni, la libera e democratica stampa gli ha rinfacciato di tutto. Gli hanno rimproverato di giocare tre volte la settimana a tennis, di insegnare giornalismo alla Luiss, di fare poche ferie, perfino di cotonarsi i capelli e di non declamare le ultime della sera con l'enfasi di un dj. Lo hanno accusato anche di telefonare ai politici, come se per i direttori del servizio pubblico non fosse la regola. Un esperto del tubo catodico ha ricordato che, vent' anni fa, condusse un Dopofestival con Simona Ventura e lei si rivelò molto più spigliata. Insomma, al povero Giorgino è stato detto di tutto, per preparare la sua giubilazione definitiva; e ogni critica era puntuale e pertinente.

Mi aggiungo ai prodi specializzati nella pratica del calcio dell'asino con osservazioni dello stesso tenore e affermo che i completini beige che sfodera non gli donano, non è mai stato avvistato a un gay pride ed è meno social di Fedez.

 

 

La sua vicenda nella tv pubblica è invero particolare. Poiché fu portavoce del ministro Urbani agli albori di Forza Italia e suo fratello è stato sindaco azzurro della natia Andria per una decina d'anni, è considerato un giornalista di centrodestra, ultimamente un po' più d'area Lega, visto il recente riposizionamento del consanguineo. Questo, a detta dei colleghi della parrocchia sinistra, ha fatto sì che facesse carriera rapidamente ma in pratica restasse per oltre vent' anni un enfant prodige, senza mai riuscire a dispiegare le ali del tutto.

UMILIAZIONE
Pareva avercela fatta sei mesi fa, quando la nuova direttrice del tg, Monica Maggioni, lo aveva promosso a vicedirettore. Invece è stato l'inizio della fine. Giorgino è stato rimosso bruscamente dalla conduzione dell'edizione serale del notiziario e umiliato di fronte alla redazione che dovrebbe gestire. L'intenzione era confinarlo alla rassegna stampa dell'alba ed escluderlo dal palinsesto nelle ore che contano. Lui ha fatto resistenza, prodotto qualche certificato medico, forse anche sbagliato qualcosa, tradito dall'ansia e dal rammarico, e si è guadagnato la lapidazione sulla pubblica piazza.

 

 

Personalmente, del destino del collega mi importa poco, e sono in buona compagnia, visto che non si è alzato un dito in sua difesa, tantomeno dalla parte politica che dovrebbe averlo a cuore. Però mi chiedo: se Giorgino è così imbarazzante come ce lo descrivono da che il nuovo corso monocolore Pd in Rai ha deciso di liberarsene per gestire senza voci dissonanti l'anno pre-elettorale, perché il nostro servizio pubblico di informazione ce l'ha proposto per trent' anni come se fosse uno che la sa lunga? E che senso ha, a livello aziendale, aver insistito così tanto per costruire un volto noto e caro al pubblico per poi chiuderlo nello stanzino delle scope? Non insegno alla Luiss, ma non mi pare una scelta di marketing da manuale.

IL SILENZIO DEL CENTRODESTRA
Quanto al silenzio del centrodestra, avrebbe senso se il sacrificio di Giorgino fosse una tassa da pagare per incassare qualcosa da un'altra parte, ma non c'è da illudersi. Due o tre settimane fa a viale Mazzini c'è stata la rivoluzione, però l'unico risultato prodotto è stato rafforzare ancora di più il Pd e dividere ulteriormente il centrodestra, dove Fratelli d'Italia lamenta di non toccare palla e viene invece contestualmente accusato dagli alleati di piazzare solo uomini suoi. Va tutto bene, a patto che poi non ci si lamenti perché l'informazione pubblica è monopolizzata dalla sinistra, i rivali del Pd vengono criminalizzati nei tiggì e i giornalisti di fede salviniana o meloniana sono confinati in spazi senza potenzialità d'ascolti, condannati in partenza al fallimento. Oggi o domani il vicedirettore, colpevole peraltro di aver rifiutato un programma in tarda serata il lunedì, quando non sono davanti alla tv neppure i portieri di notte degli alberghi, dovrà trattare con l'azienda un parcheggio dove svernare in attesa di tempi migliori. Gli faccio gli auguri, ma il treno del centrodestra in Rai va al contrario dei suoi desideri; anzi, è fermo in stazione. Coraggio Francesco, sei solo ma non sei il solo. 

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