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Carlo Calenda, Roberto D'Agostino estremo: "Bipolare con disturbi della personalità"

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Quando l'accordo sembrava siglato, ecco che Enrico Letta deve fare i conti con "il Churchill dei Parioli". Lo definisce così Roberto D'Agostino il leader di Azione, Carlo Calenda. Per lui infatti l'europarlamentare ora "è Bullo da solo. Per carità, nel suo pieno diritto di fare tutti gli strappi, strappetti e strapponi che vuole. Però sembra quel signore che vedeva arrivare il diluvio universale ed era indeciso se uscire con l’ombrello". Insomma, D'Agostino alle colonne de La Stampa non ci va per il sottile. E questo anche per Enrico Letta, o come lo preferisce chiamare lui, "il Sotti-Letta". A detta del giornalista il peggiore dei difetti del segretario del Partito democratico è quello di non aver capito che "in tivù o sullo schermo di un telefonino bisogna parlare per slogan". Per non tralasciare Matteo Renzi, che ricorda "uno che vince alla lotteria e perde il biglietto".

Quando gli chiedono se è Calenda che ha rotto con Letta o viceversa, Dago risponde: "Ah, qui Freud ci avrebbe scritto quattro libri, che so, una Psicopatologia della politica quotidiana. Calenda mi sembra un bipolare con qualche disturbo di personalità. O forse non ha capito che quella che Letta gli offriva non era un’alleanza politica, ma sui numeri. Un Fronte repubblicano, come lo chiama Marcello Sorgi. In Francia lo si fa al secondo turno, quando tutti si uniscono per impedire che vinca Le Pen. In Italia, dove il secondo turno non c’è, prima del primo, per impedire che stravinca Meloni", sottolina.

 

 

 

Ma D'Agostino, con le sue critiche e gli sfottò, non dimentica neppure il centrodestra. Nonostante Giorgia Meloni sembri essere la favorita, un "mistero" arrovella il giornalista: "Perché non dica chiaro e tondo: io sono antifascista. Ha già detto che è atlantista, europeista, pro Ucraina. Quando le chiedono dell’antifascismo, parte sempre con la supercazzola del passato consegnato alla storia e così via. Ma dilla, ‘sta frase, no? Perché non la dice?". Infine, ecco Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. Loro definiti "il Truce e il Banana", ossia "gli unici due veri antifascisti d’Italia, nel senso che come detestano loro Giorgia non la detesta nessuno". 

 

 

 

 

In ogni caso per D'Agostino la vittoria di Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia è certa, servita su un vassoio d'argento da parte della sinistra impegnata a trovare alleati. Però, mette le mani avanti, "questi non hanno capito che l’Italia è un Paese a sovranità limitata. Dove si decide davvero, a Bruxelles o a Washington, le elezioni italiane saranno osservate dall’intelligence di tutto il mondo come queste".

 

 

 

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