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Luca Ricolfi smonta Enrico Letta: "A Natale...", un pessimo presagio

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Luca Ricolfi ha le idee chiare. Il sociologo e politologo, in vista delle elezioni del 25 settembre, decreta la fine politica del Partito democratico e, più in particolare, di Enrico Letta. Per lui "la spruzzatina di sinistra fornita dal partito di Nicola Fratoianni non basterà certo a trasformare il Pd in un partito socialdemocratico. Già oggi molti elettori non vedono il Pd come un partito di sinistra, e preferiscono rivolgersi al Movimento 5 stelle". A pagare il caro prezzo? Il segretario dem. Proprio così, raggiunto da Italia Oggi, Ricolfi avverte: "A giudicare dalla spregiudicatezza delle precedenti defenestrazioni, tendo a pensare che Enrico Letta non arriverà a Natale, come segretario del Pd". 

 

 

Nemmeno un'eventuale alleanza con i grillini, riuscirebbe a far risorgere il Pd: "Se l'alleanza con i 5stelle dovesse andare in porto, il Pd finirebbe per perdere del tutto l'immagine di partito serio, responsabile e pro-establishment, che Letta ha provato a cucirgli addosso in questi mesi". Se invece l'alleanza non andasse in porto, il partito di Conte potrebbe tentare di "accreditarsi come l'unica vera sinistra: pacifista, ambientalista, sensibile alla questione sociale". 

 

 

Di certo c'è che l'alleanza tra Letta e Matteo Renzi non è mai stata contemplata. E i motivi sono da far risalire al passato: "Letta detesta Renzi, per il famoso 'Enrico stai sereno'. Secondo, Renzi non sarebbe un alleato docile, a differenza di Fratoianni, Bonelli, Di Maio, Bonino. Terzo, data l'avversione di tanti elettori nei confronti di Renzi, un'alleanza con lui potrebbe danneggiare il Pd anziché rafforzarlo". In ogni caso il numero di Italia Viva deve rincuorarsi: l'alleanza con Calenda non porterà da nessuna parte, "Renzi e Calenda sono fra i leader meno amati, sia perché l'alleanza si sta formando troppo tardi, come ripiego rispetto ad altre alleanze, nel frattempo abortite. Diverso sarebbe stato se i due ruggenti ragazzi di mezz'età si fossero federati prima, con un progetto politico autonomo, anziché come vestali del «partito di Draghi". 

 

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