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Pd, Bello Figo sul palco dei dem: canta "Donne in cucina" e volgarità

Gianluca Veneziani
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Ma scusate, il Pd non era il partito che promuoveva la libertà e la dignità della donna, che a parole si faceva paladino della parità dei sessi, della lotta alla discriminazione e dalla caccia a tutti i maschi bruti e sessisti, veri e presunti? E allora come si spiega l'invito per il prossimo 11 settembre al cantante di origini ghanesi Bello Figo, al secolo Paul Yeboah, al District Festival di Legnano, evento sostenuto e patrocinato dall'amministrazione comunale di centrosinistra, nelle persone del sindaco dem Lorenzo Radice e dell'assessore alla Cultura Guido Bragato? Dite che non c'è niente di male a invitare un artista, vero? Sì, ma allora bisognerebbe leggere i testi dei suoi brani per comprendere di quale tipo di cantante stiamo parlando. Uno che non inneggia esattamente all'amore romantico, al rispetto delle creature femminili e tanto più se di pelle bianca. Sentite cosa dice nel pezzo, abbastanza esplicito già nel titolo Tro**o a facoltà:«Mi ci vuole un ca*** di ricambio/ Eh spinge bene perché questa fa anche la ballerina in discoteca/ Poi, ballerina in discoteca, min***a ti fa dei movimenti che/ Mi**ia ti fa degli smorza candela sull'uccello/ Te lo fa scomparire proprio».

 

 


SESSO E POSSESSO
Ma testimonianza del se**o come possesso, della conquista erotica della «fi**a bianca», preda e oggetto del maschio nero, è soprattutto la hit più nota di Bello Figo, Non pago affitto: «Noi vogliamo le fi**e bianche, sco***e in bocca», annuncia, per poi chiarire che «ho bisogno di una fi**a bianca perché alla mattina/ mi sveglio sempre con il ca**o duro duro», fino a quella promessa che suona come minaccia, «Un sacco di fi**e bianche saranno sco**te», con tanto imperativo sul modo in cui sarà consumato il rapporto: «Apri la bocca che ti lascio un po' di pioggia». Che dite, suonano un tantino volgari e sessiste queste frasi? Ma giusto appena...

 

 


Si capisce allora perché alcuni giorni fa la consigliera comunale leghista di Legnano Daniela Laffusa ha scritto un post su Facebook in cui sosteneva che le canzoni di Bello Figo «incitano allo stupro. Volgarità e violenza sono il "punto forte" dei suoi testi» e invitava il sindaco «a dissociarsi da questa scelta e ad annullare l'evento». Dopodiché, insieme agli altri due consiglieri Carolina Toia (già candidato sindaco a Legnano e consigliere regionale per la lista Maroni in Lombardia) e Francesco Toia, si è recata al Centro Pertini della città, dove si teneva la conferenza stampa di presentazione del District Festival, per chiedere la revoca del concerto. Ma l'assessore ha risposto picche, notando come il problema non sia di Bello Figo e delle sue frasi offensive verso le donne, ma al contrario di chi le prende alla lettera e non coglie il loro valore allegorico e artistico (sic!). «Pur comprendendo una possibile difficoltà nel leggere i testi delle canzoni di Bello Figo a livello letterale», ha spiegato Bragato, bisogna tener contro che «nelle sue manifestazioni è talmente esagerato e provocatorio che rende evidente quanto sia trash e caricaturale: il messaggio che passa non deve essere quello letterale, che comunque non istiga alla violenza». Ragion per cui «non ci sono estremi per annullare il concerto». Allibiti i consiglieri che erano andati a protestare.


UNA FORMA D'ARTE...
«Inimmaginabile quello che abbiamo dovuto ascoltare», scriveva la Laffusa. «Quella di Bello Figo è arte e, a quanto pare, siamo noi a non comprenderla. Ci hanno accusato di voler censurare la manifestazione ricordando addirittura i tempi del fascismo». Ergo: non è Bello Figo sessista, ma è fascista chi chiede di non farlo esibire... Come se non bastasse, la consigliera leghista è stata messa al corrente di una diffida nei suoi confronti da parte dei legali di Bello Figo per «le falsità dichiarate sull'istigazione alla violenza e allo stupro». A sua volta, la consigliera Toia ci dice: «Non sarà questa diffida a modificare il nostro pensiero. Trovo folle che un'amministrazione che non fa che manifestare contro la violenza sulle donne stanzi 42mila euro per un evento in cui viene accolta una persona che scrive parole inaccettabili di questo tipo. Non occorre intepretare i testi, basta leggerli. E da donna, già offesa ripetutamente durante la scorsa campagna elettorale, mi sento particolarmente ferita per la presenza di questo cantante. Da politico, prometto che continueremo la battaglia in Consiglio comunale, con delle interrogazioni ad hoc». Sulla vicenda abbiamo interpellato la deputata leghista Laura Ravetto, candidata per la Camera nel collegio uninominale di Legnano: «Da candidata della Lega per tutto il centrodestra e soprattutto da responsabile del dipartimento Pari opportunità della Lega», ci dice, «mi chiedo che cosa ne pensino la Boldrini e la candidata dem locale di frasi umilianti come "in Africa non c'erano le fighe bianche, un sacco di fighe bianche Laura Ravetto hanno il culo moscio" e, a seguire, un'escalation di parole a dir poco impronunciabili. Mi aspetto, come minimo, che coloro che si definiscono paladine delle donne a sinistra prendano una posizione netta». Intanto però l'unica posizione netta è stata presa dal Comune di Legnano che ha confermato l'evento. Evidentemente la giunta di centrosinistra riteneva una forma di promozione del valore delle donne il messaggio contenuto nella canzone Cucina la donna: «Io sono un maschio/ Cucina la donna/ Io c'ho fame/ Cucina la donna/ (...) La mia tipa sta arrivando/Quindi fra poco scopo/ Voglio provare quella posizione/ Che ho visto nel film porno». Ma forse è colpa nostra che ci fermiamo al significato letterale... 

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