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Molinari contro Meloni: "In un tenaglia". Rosica ma... cosa scroda

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"La presidente Meloni è presa in una tenaglia": Maurizio Molinari, ospite di Myrta Merlino a L'Aria che tira su La7, torna a criticare l'operato del premier. Secondo lui, infatti, ci sarebbero non pochi problemi da fronteggiare: "Sul fronte interno la trappola è quella del populismo - ha spiegato il direttore di Repubblica - lei ha vinto una campagna elettorale sulle ali di facili promesse di stampo populista, come il taglio delle accise. In realtà, l'arte del governo si dimostra molto più complessa. E quindi gli elettori che l'hanno votata, esattamente come gli elettori che votarono i grillini nel 2018, si trovano di fronte a un governo che ha fatto delle promesse che non è in grado di mantenere". A smentirlo, però, sono i sondaggi. Quello realizzato da Swg per La7 e mostrato ieri da Enrico Mentana registra un risultato "storico" per Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni, che cresce ancora e vola al 31,3 per cento.

 

 

 

Molinari, poi, va avanti: "Sul fronte europeo, le tensioni con la von der Leyen sono dovute agli attacchi dei ministri del governo italiano alla Bce, che hanno messo in grande imbarazzo la Commissione, e alla minaccia del governo italiano di non approvare il Mes, che invece è stato approvato da tutti gli altri parlamenti dell'Unione. Ancora non è chiaro che cosa farà il Parlamento italiano". All'appunto della Merlino, che fa notare come approvarlo non significhi poi usare il Mes, Molinari ha risposto: "Il punto però è che non approvarlo o modificarlo significa obbligare tutti gli altri Paesi dell'Unione a rivotare con i propri parlamenti. Una cosa piuttosto pesante da un punto di vista politico".

L'intervento di Maurizio Molinari a L'Aria che tira

 

 

 

"Poi c'è la questione dei migranti, sulla quale la presidenza di turno svedese ha una posizione diversa da quella italiana, anche se si tratta di due governi di stampo sovranista - ha proseguito il direttore di Repubblica -. Io credo però che ci sia stata una disponibilità sull'aggiustamento del Pnrr, la richiesta di fondo della Meloni. Mentre il disaccordo è sulla direzione di marcia, ovvero verso o no un rafforzamento della sovranità dell'Ue rispetto agli Stati. Francia e Germania sono a favore, Draghi era a favore, la Commissione è a favore". 

 

 

 

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