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Mauro Corona, l'orrore subito dal padre: "La coltellata, poi mi bruciò i libri"

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Quella di Mauro Corona non è stata un'infanzia felice. Prima della notorietà come ospite fisso di CartaBianca, lo scultore ha attraversato momenti difficili. Alti e bassi che l'hanno segnato. "Io la fame vera l’ho conosciuta, mica come quelli che oggi scrivono di montagna solo dopo averci fatto due passi. Io lo so che cosa significa spaccare la legna, pascolare le capre. A tredici anni facevo questo e forse la fatica era meglio del dolore che c’era in casa". Prima la madre che lasciò la famiglia dopo la nascita del terzo figlio, poi il complicato rapporto con il padre.

 

 

"Loro - racconta al Corriere della Sera - litigavano tutti i giorni, bevevano e un giorno si addormentarono ubriachi per non svegliarsi mai più. Lo vede questo taglio sulla mano? Non è stata la montagna, è stato mio padre con un coltello. Dio l’abbia in gloria". Nonostante il perdono, lo scrittore non dimentica quanto subito. Almeno fino a quando nella sua vita non è entrata la scrittura. "Mia madre se n’era andata ma ci aveva lasciato una libreria piena di romanzi come Don Chisciotte o I Miserabili. Cominciai a leggere: mi sembrava, così, di averla ancora con me. Quando poi ci mandarono in collegio, a me e al Felice (uno dei fratelli di Corona, ndr ) a Pordenone, al Don Bosco, ci chiamavano i selvatici, perché non avevamo mai visto una città. Sotto ai tavoli ci rifugiavamo. Ma io sapevo leggere, i preti lo capirono subito. Mi passavano romanzi, mi incoraggiavano a scrivere. Mi sono fatto da solo. E anche oggi lo sa qual è la cosa che ancora mi ferisce fino a farmi sanguinare? Quando qualcuno insinua che i miei romanzi non li scrivo io".

 

 

Non tutti però assecondarono la passione di Corona. Sua padre, ad esempio, non accettò: "Gli dissi: 'Papà, io voglio fare lo scrittore'. Gli portai una copia de Il volo della martora, il mio primo libro importante. Lo gettò nel fuoco: 'Va’ a lavurar, cretino', mi disse. Un milione e mezzo di copie, fece quel libro. Ma per lui era niente".


 

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