
Saviano alla sbarra per gli insulti a Salvini: "Voleva farmi lasciare l'Italia"

Al via a Roma il processo allo scrittore Roberto Saviano, accusato di diffamazione per aver definito sui social il ministro Matteo Salvini, ministro della "malavita". E ancora una volta lo scrittore ha usato il "palcoscenico" giudiziario per attaccare il ministro delle Infrastrutture. "Sono fiero di essere imputato in questo processo, perché mi è data la possibilità di testimoniare al Tribunale di non voler permettere a leader di partito e ministri di blindare la possibilità di critica, fosse anche un grido", ha detto lo scrittore nell’aula del tribunale monocratico di Roma.
Poi la solita retorica anti-Salvini e l'attacco al veleno sul leader della Lega: "Il ministro Salvini ha minacciato negli anni ripetutamente di togliermi la scorta - ha aggiunto - questione che non c’entrava nulla con la dialettica politica nè era una questione di sua competenza. Ma il suo solo obiettivo era quello di intimidire e additare me come nemico pubblico, cosa che gli è riuscita. Del resto questa sua volontà, questa sua azione continuata nel tempo avrebbe dovuto spingermi come unica opzione a fuoriuscire dall’Italia, appunto, obiettivo come molti di quelli cercati da Salvini miseramente fallito". Infine aggiunge: "Ho definito Matteo Salvini ministro della malavita - ha proseguito - perché era divenuto intollerabile il modo con cui Salvini si relazionava al sud Italia senza alcuna volontà di comprenderne le dinamiche e soprattutto i drammi, ma solo con attitudine predatoria laddove i voti costituivano il bottino da conquistare ad ogni costo".
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