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Corrado Formigli "cancella" la democrazia: se il popolo vota...

Hoara Borselli
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Ora voi potete raccontarmi quello che volete, ma io, che non sono politologa e sofisticata come quei fior di giornalisti che sono arrivati fino al gotha, all’empireo della libera informazione, mi chiedo: possibile che se uno propone di sostituire un sistema di nomine con un sistema di elezioni debba essere considerato un nemico della democrazia? Avevo sempre creduto che democrazia fosse eleggere e non-democrazia (o oligarchia) fosse nominare. La levata di scudi intorno alla volontà di consegnare al popolo la possibilità di scelta mi fa presagire due cose: o questi fior di giornalisti non conoscono il senso profondo della parola democrazia o semplicemente hanno paura del giudizio e delle scelte del popolo.

Non serve aver fatto cinque anni di classico per sapere che démos-krátos significa dal greco «potere al popolo» perché sono nozioni che consegnano dalle scuole medie. E cosa significa questo cari giornalisti d’élite? Una cosa semplice, in democrazia sono i cittadini ad essere protagonisti delle scelte politiche. Che vi piaccia o no. Abbiate il coraggio di dire che avete una incontenibile paura che il popolo possa decidere e tremate all’idea di poter consegnare a loro una scelta così importante. Più comodo tenerla chiusa nel Palazzo.

 

L’ex direttore di Repubblica, Ezio Mauro, ha colto nel presidenzialismo «un problema di limite democratico», facendo trasparire il rischio fascismo, sempre buono per tutte le stagioni. Il vicedirettore dell’Huff Post, Alessandro De Angelis, riduce la discussione sul presidenzialismo a pura propaganda o meglio una bandierina politica da sventolare in vista delle europee. Massimo Giannini, nel suo editoriale su La Stampa vede nel presidenzialismo la realizzazione della più fosca delle profezie di Sartori, che nel 2009 denunciò «la sottile strategia di conquista dittatoriale delle democrazie». 

Il conduttore di PiazzaPulita, Corrado Formigli, vede «una presidente del Consiglio che chiede più poteri e che immagina per il proprio futuro più poteri». Nonostante l’interlocuzione con l’opposizione, per alcuni commentatori si torna sempre lì, alla destra autoritaria. Se non sbaglio una volta il Senato era nominato dal Re. Poi, con la fine della monarchia e l’avvento della democrazia repubblicana e della Costituzione, si decise di passare a un sistema di elezione diretta del Senato, assegnando ai cittadini il compito di scegliersi i propri rappresentanti a Palazzo Madama e lasciando che il presidente della Repubblica - che aveva preso il posto del Re - potesse nominare solo cinque senatori su 330. Non è così? E dunque devo credere che quella scelta dei padri costituenti fu un atto autoritario, una sopraffazione, uno strappo populista? La paura vi fa dimenticare la storia, illustri giornalisti?

 

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