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Fatto Quotidiano, attacco ai pm: si lamentano per le intercettazioni a Giletti

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Il Fatto quotidiano di Marco Travaglio indaga su chi ha chiuso il programma di Massimo Giletti "e si lamenta delle intercettazioni da parte delle Procure", osserva Luciano Capone su Il Foglio. "Una notizia da manuale, nel senso 'uomo morde cane'".

Quindi, scrive che "descrivendo l’inchiesta della procura di Firenze che, indagando sui mandanti delle stragi di mafia del 1993 si imbatte nella chiusura di Non è l’arena nel 2023, Marco Lillo racconta le numerose intercettazioni a carico di Massimo Giletti che parlava della decisione de La7 di chiudere la sua trasmissione – si dice nei dialoghi con Cacciari, Santoro, Casalino e altri – per le presunte pressioni di Berlusconi sul suo editore Cairo per le puntate su Dell’Utri in preparazione con l’amico dei mafiosi Baiardo".

 

 

Ma attenzione, perché per il Fatto, si legge sul Foglio "la questione fondamentale" è questa: "Una considerazione si impone - scrive Lillo - Giletti è stato intercettato per più di quattro mesi anche con un captatore informatico, il trojan. Non era indagato e anzi per i pm è vittima della calunnia di Baiardo" e "fa impressione leggere le informative sulle conversazioni di un giornalista". E ancora: "Resta il senso di intrusione in una sfera che dovrebbe restare sacra: il rapporto con le fonti".

 

 

Un "problema di privacy e di limiti alle intercettazioni per i non indagati" che però per il Fatto di Travaglio non si pone per i politici ma solo per i giornalisti. Perché in quel caso "servirebbe una modifica costituzionale. Si arriverebbe al paradosso che chi si scaglia contro l’immunità parlamentare è chi vorrebbe i 'privilegi' della 'casta' per la propria categoria. Anche questa sarebbe una notizia, sempre nel senso dell’uomo che morde il cane". 

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