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Matteo Mariotti, senza gamba per uno squalo: "La Lucarelli ha fatto peggio"

Ignazio Stagno
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Matteo Mariotti ha perso una gamba. Lo squalo che lo ha azzannato in Australia non gli ha lasciato scampo, è riuscito a sopravvivere solo grazie al tempestivo intervento di un amico infermiere e sub che era con lui. Ora che quella terribile lotta in mare è alle spalle, al rientro in Italia regola i conti con chi l’ha criticato. Soprattutto con Selvaggia Lucarelli. La giornalista nonché giudice Cti nei giorni scorsi messo nel mirino la raccolta fondi lanciata dagli amici del 20enne di Parma che ha vissuto momenti drammatici faccia a faccia con il pescecane. «Ovviamente altra raccolta fondi che serviva alle costose cure, il ragazzo sarà curato dalla sanità pubblica in Italia», questo il post pubblicato dalla Lucarelli su Instagram alcuni giorni fa.
 

«MI HA FATTO MALE»
La risposta di Mariotti non si è fatta attendere: «Selvaggia hai proprio fatto un grande errore con me, perché il male che mi hai fatto te non lo puoi neanche immaginare, tu paragonata a uno squalo sei molto più forte e molto più pericolosa. Mi ha fatto un male, in un momento della mia vita in cui non ne avevo affatto bisogno, è stato veramente qualcosa di pessimo. Voglio proprio dirlo, mi hai scaricato addosso in tutti i modi possibili tante persone». Dopo il post della Lucarelli, il ragazzo ha dovuto fare i conti con gli attacchi degli haters, che lo accusavano di «voler fare soldi», dunque speculando sulla disgrazia che l’ha menomato. Il tutto in un momento molto delicato mentre sta affrontando le cure dopo l’amputazione di parte della gamba.

Ha ancora negli occhi quella battaglia disperata tra le onde contro lo squalo nelle acque dell’Oceano sulla Gold Coast in Australia. Un “duello” che è anche finito sui social, con un video che mostra gli attimi in cui il pescecane azzanna l’arto del 20enne. Ma mentre si trova ricoverato all’ospedale Rizzoli di Bologna, Matteo non ha affatto perso la voglia di vivere: «Ho dovuto lottare con uno squalo per sopravvivere, sono riuscito a sfilare la gamba mentre lui apriva la bocca- aggiunge ripercorrendo l'attacco -. Ho perso quasi tutto tutto quello che avevo, ma voglio tornare a fare sport». Poi però tra le sue parole torna un velo di amarezza per quegli insulti gratuiti ricevuti da chi sul web conosce solo il linguaggio dell’odio. «È successo tutto per una raccolta fondi che hanno lanciato i miei amici destinata a me, per la mia vita futura in cui avrò bisogno di aiuto. Anche per far arrivare la mia famiglia in Australia sono serviti tanti soldi. Mi è stato detto che sono un truffatore, la mia unica colpa è di essere sopravvissuto», commenta. Intanto la giornalista, sui social, ribadisce le accuse e parla di «ennesima raccolta fondi fatta senza criterio e senza preventivi».

Ma in questa storia c’è un altro piccolo-grande eroe che come fa un buon amico ha aiutato Matteo nel momento del bisogno. Lui si chiama Tommaso e - come detto - è stato decisivo in quegli attimi infernali: «Un bravissimo infermiere e istruttore subacqueo, lui mi ha letteralmente salvato la vita e i paramedici che sono arrivati dopo 40 minuti mi hanno soccorso benissimo», spiega ancora Matteo.

Con la voce rotta dall’emozione spera di poter tornare presto in Australia: «Prima davo molte cose per scontate, come essere sano, in forma e molto funzionale; oggi mi sono reso conto di essere fortunato perché sono ancora vivo e potrò tornare a fare tutte le cose di prima, anzi farne di più. E vorrei tanto tornare in Australia, perché è un Paese bellissimo che mi ha dato tutto; dopo la scuola sono partito e la mia vita l’ho costruita là». Lontano da chi lo odia e vicino a ciò che ama: l’oceano.

TAPPE MEDICHE
Ma prima dovrà affrontare almeno altri due interventi chirurgici che serviranno ad adattare l’arto rimasto alla protesi: «Ora subirà un primo intervento, servirà qualche settimana per farlo guarire poi procederemo con la protesi- spiega Cesare Faldini, direttore Clinica ortopedica I del Rizzoli -. Bisogna intervenire per modellare la parte dell'arto rimasta, farà una protesi immediata che costruiamo qui in istituto e gli permetterà di compiere i primi passi, poi farà la protesi temporanea e la definitiva. Dobbiamo salvargli il ginocchio e lo gestiremo nei prossimi mesi». E quando Matteo riprenderà a camminare, potrà finalmente dare un calcio al fango che gli è piovuto addosso.

 

 

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