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Luciano Canfora, Renzi: "Contento per la querela". E anche Repubblica lo scarica

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"Sono contento che Giorgia Meloni quereli chi la definisce 'neonazista'": Matteo Renzi lo ha scritto nella sua Enews, riferendosi al caso del professor Luciano Canfora, che due anni fa, durante un evento in un liceo di Bari, definì la premier "neonazista nell'anima" per il suo appoggio all'Ucraina. Parole che gli sono valse una querela da parte della presidente del Consiglio. Se da una parte c'è chi ha accusato la Meloni per questa scelta, visto il ruolo di potere che ricopre, dall'altra c'è chi, come il leader di Italia viva, l'ha sostenuta apertamente.

"Da italiano, sarei amareggiato nell'ipotesi di una mancata querela - ha proseguito Renzi nella sua Enews -. Perché essere un professore di sinistra non ti consente di definire neonazista chi non la pensa come te. Sbaglio?". Indicativo il fatto che anche su Repubblica oggi ci sia un articolo non proprio tenero nei confronti del professore e della sua uscita. Si intitola "Le parole in libertà del prof Canfora" e a firmarlo sono Tito Boeri e Roberto Perotti. 

 

 

 

"Le parole hanno un peso", si legge nell'articolo, che poi accusa Canfora di essersi "lanciato in una serie di affermazioni sconcertanti e offensive nei confronti di Giorgia Meloni, ai confini fra l’esercizio della libertà di espressione e l’insulto vero e proprio". Boeri e Perotti scrivono anche che i “chiarimenti” successivi "sono ancora peggio". Poi invitano chi sta esprimendo solidarietà al professore a dedicarsi ad altre battaglie: "In questa difesa della nostra storia l’arma migliore è quella della credibilità, un’arma di cui si priva chi oggi difende le sconcertanti affermazioni di Canfora. Alle decine di associazioni e centinaia di individui che si stanno mobilitando in sua difesa ci viene da dire: il vostro impegno è degno di una causa più nobile e meno imbarazzante". 

 

 

 

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