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Bruno Vespa, la stoccata: "Fossi stato di sinistra, carriera più agevole"

Bruno Vespa

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"Il ritiro lo deciderà il mio editore di riferimento: il Padreterno": Bruno Vespa, che lunedì 27 maggio farà 80 anni, lo ha detto in un'intervista a Tommaso Labate sul Corriere della Sera. Il giornalista di punta della Rai ha poi parlato di un suo possibile rimpianto precisando che "non lo si può chiamare rimpianto perché mi è andata benissimo. Ma sono convinto che, se fossi stato di sinistra, la mia carriera sarebbe stata più agevole. Per esempio, non avrebbero ridimensionato o cercato di chiudere Porta a porta".

Sul suo schieramento, quindi, Vespa ha rivelato: "Sono un moderato. E se mi chiede che cosa s’intende per moderato le rispondo che sono decenni che mio figlio Alessandro ogni volta mi chiede per chi ho votato. Non l’ha mai scoperto". Poi, a chi lo ha definito consulente occulto di Giorgia Meloni per la comunicazione, il giornalista ha risposto: "È ridicolo anche solo pensarlo. Nella Prima repubblica, al contrario di tantissimi altri colleghi, non ho mai partecipato a riunioni politiche e mai incontrato in privato un solo esponente politico. Tranne una volta, Giulio Andreotti. Volevano impormi al Tg1 la nomina di una caporedattrice di scarso valore dicendo che la voleva il presidente del Consiglio. Andai a Palazzo Chigi per chiedergli se era vero, Andreotti non ne sapeva nulla".

 

 

 

Sulla diceria secondo cui lui sarebbe figlio di Mussolini per via della detenzione del Duce a Campo Imperatore, Vespa ha invece detto: "Non tornano i conti. Mia madre andò a insegnare ad Assergi, ultimo paese prima della funivia per Campo Imperatore, dove avevano mandato Mussolini, solo nel 1949. Quando 'papà' (sorride, ndr) era già morto da qualche anno". Infine, alla domanda su come possa essere nata questa storia, il conduttore di Porta a Porta ha risposto: "Boh, forse perché somiglio un po’ a Mussolini".

 

 

 

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