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Italo Bocchino, tre dimissioni e aria di censura: gli vietano di parlare

Pietro Senaldi
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«Giuli chiarisca in Parlamento le ragioni delle dimissioni di tre membri su quattro del comitato scientifico della Galleria Nazionale di Arte Moderna (Gnam) di Roma» tuona Irene Manzi, capogruppo Pd nella Commissione Cultura della Camera. Il ministro prende tempo: «È presto, ne riparliamo a tempo debito», replica. Giusto, meglio lasciare sbollire. Ci pensiamo noi a dare la risposta: perché i dimissionari sono tutti di sinistra, nominati nel 2021 con apposito decreto dal ministro della Cultura dem Dario Franceschini. Quindi o spontaneamente, o dopo ordine di scuderia, hanno inscenato una gazzarra politica che nulla ha a che fare con i loro compiti.

La vicenda. Giovedì scorso Italo Bocchino, già parlamentare di Alleanza Nazionale e attuale direttore editoriale del Secolo d’Italia, ha presentato nella Sala delle Colonne della Gnam il suo libro, “Perché l’Italia è di destra”, Solferino editore, con gli interventi del presidente del Senato, Ignazio La Russa, e di Arianna Meloni, sorella d’Italia. «Finalmente un libro che smentisce i pregiudizi sulla destra familista e ignorante» ha detto lui. «Andrebbe distribuito a scuola in un’operazione verità» ha aggiunto lei.

Apriti cielo. Stefania Zulliani (scelta personalmente da Franceschini), Federica Muzzarelli (indicata dal Comune, e quindi riferibile al sindaco dem Roberto Gualtieri) e Augusto Roca De Amicis (indicato dal Consiglio Superiore dei Beni Culturali e Paesaggistici, quindi presumibilmente da un sotto-panza di Franceschini) si sono dimessi sdegnati con lettera congiunta. Si tratta di tre professoroni titolati, a scanso di equivoci, ma di indubbia e certificata provenienza. Il trio lamenta «l’utilizzo di una sede istituzionale per una manifestazione di carattere partitico», mentre il Pd denuncia l’occupazione di «spazi che dovrebbero restare di confronto pluralista e libero», anche se non risulta che qualcuno chiedesse la tessera di Fdi all’ingresso o che venisse allontanato chi si dichiarava elettore di sinistra.

 

PASSERELLA ROSSA
Il direttore del museo poi, Renata Cristina Mazzantini, è stata scelta nel 2023 dall’allora ministro Gennaro Sangiuliano ma ha un curriculum al di sopra di ogni sospetto, provenendo dal Colle più alto, dove curava il progetto “Quirinale contemporaneo” come consulente diretto della segreteria della Presidenza della Repubblica.

E allora mettiamo un po’ di verità in questa polemica, stavolta sì strumentale, agitata dalla sinistra. Un’associazione apolitica di lettori ha una convenzione con la Gnam per gestire la presentazione dei libri nella Galleria e gli autori di Solferino sono di casa nelle sale del museo. In passato, per intendersi, hanno presentato i loro lavori Antonio Di Bella, sfegatato tifoso di Kamala Harris e oggi nelle librerie con “L’impero in bilico”, oppure Sergio Rizzo, già autore di “La Casta” e ora di “Io so’ io”, manuale che denuncia il ritorno dell’arroganza della classe politica, ora che al comando non ci sono più i tecnici o i piddini. Ma hanno fatto capolino anche giornalisti ancora più schierati, come Corrado Augias, pochi mesi fa, con il suo “La vita si impara”.

Quanto ai politici, l’elenco è lungo. La prossima settimana è attesa Maria Elena Boschi, per presentare il libro di Sabino Cassese, “Miserie e Nobiltà d’Italia”, ma anche l’ex segretario del Pd Walter Veltroni è passato più di una volta dalle stanze del museo, anche se non quest’anno. Nelle ultime settimane invece si sono visti Matteo Renzi, Carlo Calenda, Romano Prodi e Giuseppe Conte.

Questi ultimi due, interventi alla presentazione di “Capocrazia- se il premierato ci manderà all’inferno”, del costituzionalista Michele Ainis, nei saloni della Gnam, si sono anche stretti la mano a favore di fotografi nel nome dell’anti-melonismo.

«Siamo al razzismo ideologico e politico. Vengo trattato come un cittadino di serie B, figlio di un dio minore» denuncia Bocchino. «Sono vittima di persone poco avvezze alla Costituzione che cercano di sollevare una cagnara politica per gli interessi dei circuiti culturari ai quali appartengono», attacca l’uomo che alla sinistra è stato simpatico solo quando supportò Gianfranco Fini nell’operazione anti-berlusconiana denominata Futuro e Libertà.

 

SCELTA TATTICA
Alla direzione dei musei sono stupefatti. Nessuno si sarebbe aspettato una reazione del genere. Forse ci sarà stato qualche difetto procedurale, ma serpeggia il sospetto che i dimissionari abbiano colto al volo un pretesto per incamerare benemerenze agli occhi dei loro sponsor, a futura memoria.
D’altronde, Bocchino non è stato il primo esponente riferibile all’attuale maggioranza a presentare un libro alla Gnam.

Sempre per rimanere all’anno in corso, si sono visti sia il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, sia Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia. Ma vuoi mettere rompere quando c’è uno di destra che teorizza come, nei momenti decisivi della storia della Repubblica, gli italiani si sono buttati sempre a destra? Nel 1948, contro il Pci di Palmiro Togliatti, nel 1994, contro la gioiosa macchina da guerra di Achille Occhetto, e nel 2022, per portare Giorgia Meloni a Palazzo Chigi.

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