Anarchici, ecco il manuale per attaccare i poliziotti

di Massimo Sanvitomercoledì 18 giugno 2025
Anarchici, ecco il manuale per attaccare i poliziotti
3' di lettura

Tutto ruota attorno agli scudi. Gli strumenti più cari ad anarchici e centri sociali durante i cortei. Sia in fase difensiva che in fase offensiva: non si tratta però di calcio ma di guerriglia urbana. Per cui esistono tattiche sempre più innovative e affinate, con l’obiettivo dichiarato di colpire le forze dell’ordine: il nemico numero uno. E così ecco un’apposita guida per manifestanti su come costruire scudi rinforzati che possano essere utilizzati da barriera mobile. Arriva da Oltreoceano, dall’America incendiata da antagonisti e immigrati - da Los Angeles a San Francisco, passando per New York -, un gran caos che ha spinto Donald Trump a schierare persino i Marines. Il manuale del provetto professionista del disordine, messo a punto da CrimethInc (un collettivo anarchico statunitense di cellule autonome), sta già facendo proseliti in Italia. L’amore per la violenza, nemmeno a dirlo, corre veloce nei blog e nelle chat d’area.

Gli scudi realizzati con telai di legno da nascondere dietro teli impermeabili non sarebbero troppo resistenti secondo i barricaderi a stelle e strisce. Troppo facile, per gli agenti, bucarli a suon di manganelli. E così ecco il nuovo “design”, già testato «con risultati soddisfacenti». Quattro i vantaggi fondamentali dei nuovi strumenti: leggeri, economici, pieghevoli e resistenti. Si parla di bidoni della spazzatura tagliati. «Consigliamo di usare il cartone come imbottitura su cui appoggiare il braccio, altrimenti un forte impatto, per esempio con un manganello, potrebbe rompere la plastica e ferire gravemente la mano», si legge nel manuale. E ancora: «Allo stesso modo, è probabilmente consigliabile assicurarsi che eventuali spigoli vivi siano coperti con nastro adesivo nel caso in cui si cada sullo scudo o ci si colpisca con esso». La grandezza? Il consiglio è quello che siano in grado di coprire il corpo del manifestante ma, è chiaro, più è grosso lo scudo più è pesante e quindi difficile da trasportare. «Gli scudi più piccoli possono essere più facili da introdurre di nascosto in un’area di protesta», prosegue la spiegazione degli anarchici americani.

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Ma quello che conta, per chi scende in piazza con la voglia di devastare, non è solo resistere alle cariche della polizia ma pure attaccare. Gli scudi rinforzati, attaccati l’uno all’altro lungo la prima linea del blocco, servono «a proteggere gli altri che si muovono dietro, sia che stiano svolgendo attività come il lancio di pietre e l’uso di estintori riempiti di vernice sia che semplicemente si abbia bisogno di protezione». Servono pure per «nascondere le attività che si svolgono dietro, compreso il cambio di vestiti o la preparazione degli strumenti», prosegue il vademecum. E dunque bisogna «agire come un muro solido senza impegnarsi in lotte goffe e rischiose», perché quando i manifestanti hanno molti scudi si «instilla paura e incertezza negli avversari» (ovvero le forze dell’ordine). Scudi come esche. «Possono diventare il punto focale dell’attenzione della polizia, nonostante non siano strumenti ad alto rischio, consentendo ad altri di agire mentre la polizia è distratta», avvertono i pasdaran del disordine.

Un’alternativa agli scudi sono i cosiddetti striscioni rafforzati, formati da un pezzo di recinzione metallica tra un telone e moduli di plastica o di cartone per ammortizzare i colpi ricevuti. Una protezione sicuramente più massiccia, che può però spezzare l’agilità del corteo. «Quando si ha uno scudo è facile abbandonarlo e scappare», si specifica infatti nel manuale. Gli antagonisti nostrani, da Torino a Milano, da Roma a Bologna, stanno prendendo appunti. Tocca aspettare solo il prossimo inferno scatenato per le strade delle nostre città dai soliti noti, per sentire Pd e compagni blaterare di «polizia fascista».

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