Le accuse al ministro della Giustizia Carlo Nordio sul caso Almasri? Solo un modo per sabotare la riforma della giustizia: ne è convinto Giuliano Ferrara, che ne parla sul Foglio. Da giorni, il Guardasigilli ha il dito delle opposizioni puntato addosso per la vicenda del generale libico arrestato in Italia e poi rimpatriato. Secondo il giornalista, dietro a tutto il caos generato negli ultimi mesi ci sarebbe solo l'intenzione del governo di salvaguardare la sicurezza del Paese: "Se il generale libico Almasri fosse stato arrestato e trattenuto a disposizione della giustizia italiana e internazionale, oggi avremmo un fronte di belligeranza ai nostri confini e saremmo entrati in un circolo vizioso spettacolare pensando di avere compiuto un atto virtuoso”.
Secondo Ferrara, quindi, "è ridicolo scandalizzarsi per le mezze parole, le circostanze che non tornano di data e orario, di riservatezza e opacità, che circondano ovviamente una storiaccia di necessità e tutela del ‘fatto’, la crisi e il fronte che essa aprirebbe, rispetto al ‘diritto’ astratto e al profilo etico. In un paese appena normale non si orchestrano confuse campagne sulla sicurezza nazionale, quando sia chiaro, come è chiaro in questo caso del generale Almasri, che non c’era nessuna copertura di responsabilità o corresponsabilità con il comportamento del soggetto accusato di efferati delitti, ma solo e soltanto un problema di sicurezza da garantire con un atto immediato e segreto dello stato. E qui dal ridicolo si passa al gravissimo, come dice il portavoce dell’opposizione".
Almasri, Giulia Bongiorno autorizzata a visionare gli atti
Il Tribunale dei ministri ha autorizzato l'avvocata Giulia Bongiorno, che assiste la premier Giorgia Meloni, il sott...Il giornalista, poi, ha sottolineato che "le attenzioni speciali di cui si cerca di circondare il ministro della Giustizia Nordio dipendono con tutta evidenza politica dalla particolarità del suo ruolo. Nordio è oggi il promotore di una riforma in corso d’opera, la separazione delle carriere tra magistrati dell’accusa e giudici, che realizza la giustizia possibile nella sua essenza, o almeno pone le premesse per questa compiuta attuazione della parità di fatto dell’accusa e della difesa nel processo penale”. Di qui le sue conclusioni: "Che si voglia far saltare con mezzi politici e parlamentari una riforma di questa portata, è comprensibile o comunque legittimo in un paese che da oltre tre decenni vive come una Repubblica delle procure. Ma che si cerchi di farlo prendendo la scorciatoia di uno scandalo ridicolo è gravissimo. Ridicolo pensare che un atto di stato anomalo, e per certi aspetti moralmente ripugnante, come l’espulsione immediata di un generale libico accusato da una Corte internazionale dei peggiori delitti commessi nella sua patria, potesse essere evitato, e dunque non dovesse essere coperto di riservatezza e modalità d’emergenza come il volo di stato”.