C'è qualcosa di contraddittorio nella versione di Greta Thunberg. Il quotidiano Aftonbladet aveva scritto il 15 ottobre che la ragazza «ha raccontato di un duro trattamento e di essere stata seduta a lungo su una superficie rigida», denunciando poi una serie di abusi fisici e psicologici subiti, senza contare la valigia imbrattata con scritte offensive come “puttana” ei disegni di un pene e della bandiera di Israele. Suona come una variazione palestinese sul tema della fiaba danese della principessa sul pisello. A Hans Christian Andersen, autore della narrazione originale, non è mai mancata la fantasia eppure il suo testo appare più credibile.
La passionaria lamenta di essere stata «afferrata, trascinata, strattonata», e anche «presa a calci e spinta contro le pareti. Mi hanno coperto con una bandiera israeliana per provocarmi e quando cercavo di scostarla, mi gridavano contro: “Non toccarla!”». Aveva appena violato la sovranità delle acque territoriali israeliane e magari si aspettava che le portassero un tè caldo. Invece, «faceva un caldo infernale, l'acqua potabile era limitata» e «usciva da un rubinetto accanto al water, con qualcosa di marrone». I detenuti erano «in gabbie all'aperto, sotto il sole, senza possibilità di sedersi», racconta. L'immedesimazione con i deportati ebrei durante le persecuzioni del III Reich giunge al culmine quando ricostruisce: «Se qualcuno sveniva, bussavamo alle gabbie e chiedevamo un medico.
Greta Thunberg, il ridicolo rilancio dopo l'orrore rivelato dagli ostaggi
Greta Thunberg focalizza il ricordo degli abusi subiti, e decide di condividerli. Lo fa sul giornale svedese Aftonbladet...Poi arrivavano le guardie e dicevano: “Vi gasseremo”», e per convincerli «sollevavano una bombola di gas e minacciavanodi premercela contro». Non ha accettato nemmeno la perquisizione perché «mi hanno spogliata completamente, senza alcuna privacy. Era chiaramente un atto di umiliazione, non una procedura di sicurezza. Ridevano, facevano commenti sul mio corpo». Infine «mi cantavano contro “Greta puttana” e mi deridevano». In realtà, la vittima è rimasta intenzionalmente un giorno in più in quell'inferno. Per verificare la plausibilità delle angherie dichiaratamente subite da Thunberg e dai membri dell'equipaggio della Global Sumud Flotilla, la SVT, l'emittente pubblica di Stoccolma, ha contattato il segretario generale del ministero degli Esteri svedese, Svante Liljegren. E ha ottenuto una smentita: al personale diplomatico giunto in visita al carcere israeliano dov'erano rinchiusi, i connazionali arrestati non hanno riferito di aver subito percosse.
Non che vogliano minimizzare la questione per sudditanza nei confronti di Israele, anzi. L'opinione pubblica svedese non approverebbe un atteggiamento morbido verso Gerusalemme. Basti pensare che il Jewish International Film Festival è stato rinviato perché i cinema di Malmö non hanno voluto proiettare i film per problemi di sicurezza. Quindi, Stoccolma intende andare a fondo. «Se quanto riportato sarà confermato si tratta di una questione estremamente seria», ha avvertito Liljegren, assicurando: «Non prendiamo la questione con leggerezza ma facciamo il possibile. Insieme alla nostra ambasciata a Tel Aviv, ad altri Paesi e alle autorità israeliane vogliamo sapere cosa è avvenuto realmente». Thunberg non è soddisfatta. Accusa il suo governo di non aver fatto abbastanza. Sorge legittimo il sospetto che, se non la racconta giustamente sulla sua vicenda personale, siano balle anche le teorie che l'ecologista diffonde sul cambiamento climatico.