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Bruno Vespa, il libro: le donne di Silvio Berlusconi al timone di Forza Italia

Andrea Tempestini
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Esce oggi il nuovo libro di Bruno Vespa “Donne d'Italia. Da Cleopatra a Maria Elena Boschi storia del potere femminile” (Mondadori - Rai Eri, 442 pagine, 20 euro). È una lunga cavalcata dall'antica Roma a oggi per raccontare la storia italiana vista dalla parte delle donne in tutti i campi in cui esse hanno inciso sulla società: da Cornelia, madre dei Gracchi a Matilde di Canossa, da Anita Garibaldi alla contessa di Castiglione, da Margherita Sarfatti alle donne della Resistenza, da Nilde Iotti a Emma Bonino, da Marisa Bellisario a Susanna Camusso, dalle Sorelle Fontana a Miuccia Prada, da Rita Levi Montalcini a Samantha Cristoforetti, da Oriana Fallaci a Camilla Cederna, dalle donne della televisione alle ministre di Renzi e Berlusconi. Pubblichiamo il capitolo sul potere delle donne nel centrodestra. La leggenda vuole che il “cerchio magico” - cioè il gruppo di persone che sono a più stretto contatto con Berlusconi - sia presieduto dalla compagna, Francesca Pascale, e composto da Mariarosaria Rossi (Piedimonte Matese, Caserta, 1972), senatrice, amministratrice del partito e capo dello staff del presidente, e da Alessia Ardesi (Manerbio, Brescia, 1977), giornalista, oggi assistente di Berlusconi. «Scusate, ma ormai ho tre badanti, e come sapete le donne sono sempre in ritardo» ironizzò il Cavaliere nel marzo 2014, intervenendo a una manifestazione già iniziata e alludendo alle tre signore. Alle quali si è aggiunta Deborah Bergamini (Viareggio, Lucca, 1967), deputata, portavoce e responsabile comunicazione di Forza Italia. L'unico uomo accreditato come membro del “cerchio magico” è Giovanni Toti (Viareggio, 1968), consigliere politico di Berlusconi, oggi fisicamente più lontano in quanto presidente della Liguria. Abbiamo già raccontato in Italiani voltagabbana l'innamoramento della Pascale (Napoli, 1985) per il Cavaliere, dal quale lo separano quasi cinquant'anni di età, fin da quando lei era adolescente. La loro relazione da clandestina diventò ufficiosa il 13 dicembre 2009, dopo l'attentato subìto da Berlusconi in piazza del Duomo a Milano. Lo stesso anno lei era diventata consigliere provinciale di Napoli, incarico da cui si sarebbe dimessa nel luglio 2012. Nel dicembre successivo il Cavaliere rivelò in televisione a Barbara D'Urso: «Francesca è la mia fidanzata». Nell'estate del 2015, per i trent'anni di Francesca, le ha regalato una collana che era di sua madre e ha acquistato per lei una villa in Brianza con un bellissimo parco, affidandone in autunno il restauro all'architetto Gianni Gamondi. Francesca si trasferirà appena possibile (con Dudù) nella nuova residenza. Ma quella pronunciata da Berlusconi la sera del 29 ottobre alla festa per i 40 anni di Nunzia Di Girolamo («Sono tornato single») aveva l'aria di essere una battuta. Quando ha seguito Berlusconi nella campagna elettorale per le elezioni regionali del 2015, la Pascale - elegantissima - si è mossa sempre con molta discrezione. Quando gli accenno al “cerchio magico”, il Cavaliere ride di gusto e parla di un'invenzione della stampa. «Ma quale cerchio magico: di magico, qui, ci sono solo io! Sono tutte stupidaggini. Non c'è mai stato e non ci potrà mai essere nessun cerchio magico che possa influire sulle mie decisioni. Io ho sempre condiviso le decisioni politiche più importanti con i miei collaboratori più stretti e con i vertici di Forza Italia, donne o uomini che fossero. Nient'altro. Francesca ha smesso da un pezzo di far politica, e se qualcuno pensa di attribuire a lei delle prese di posizione che riguardano la politica, lo fa indebitamente e in malafede. La senatrice Rossi si è assunta la responsabilità difficile e dolorosa dei costi e dei debiti del partito. Forza Italia contava su 120 dipendenti: sono stati ridotti a 40, di cui molti sono in cassa integrazione. Quando è arrivata, la Rossi ha trovato, diciamo così, un'eccessiva propensione alla spesa. Prima che fosse approvata la legge che limita a 100.000 euro le donazioni private a un partito, ho versato a Forza Italia gli ultimi 18 milioni di euro e ho assunto a mio carico tutti i debiti per 123 milioni...». Le funzioni della Rossi non si limitano all'amministrazione. Ha anche la responsabilità della firma sulle candidature. Ed è un potere che è stato prima di Sandro Bondi, poi di Denis Verdini. «È una responsabilità solo formale. Le candidature sono sempre state gestite da me. Con una sola eccezione. Quando, alla fine del 2011, sono stato costretto a dimettermi da presidente del Consiglio, mi sono anche allontanato dal partito, la cui gestione restò nelle mani di Alfano, di Verdini e di Bondi. Il risultato fu che dal 37,8% del 2008 Forza Italia scese all'11,7. Prima delle elezioni del 2013 tutti mi supplicarono di ritornare in campo e di impegnarmi di nuovo nella campagna elettorale. Ancora una volta prevalse il mio senso di responsabilità, ma fu anche l'unica volta che non mi interessai delle liste, che furono affidate dai tre coordinatori ai personaggi più importanti di ogni regione. Alfano e Schifani in Sicilia, Gentile in Calabria, Fitto in Puglia, Verdini in Toscana e così via. Quando mi fu sottoposto il loro lavoro due giorni prima della scadenza della consegna delle liste, mi ritrovai con una ventina di parlamentari assolutamente meritevoli di una riconferma che erano stati esclusi. Dovetti fare delle vere e proprie acrobazie per rimetterli in lista. Questo non succederà mai più». I nemici del “cerchio magico” sostengono che ha avuto un ruolo sia nell'allontanamento di Alfano sia in quelli successivi di Fitto e di Verdini. Il Cavaliere lo nega in modo deciso. «Alfano e i suoi se ne sono andati ritenendo, a torto, che nel partito avessero assunto un ruolo dominante Verdini, Fitto e Daniela Santanchè. Fitto se ne è andato perché non è riuscito a imporsi nel partito come mio successore. Nell'ultima votazione del Comitato di presidenza una sua mozione fu bocciata con 93 voti contro 2. La vicenda Verdini è più complessa. C'è stato un conflitto sulla Toscana, una voglia di innovazione che ha avuto la sua punta nella Bergamini e che ha penalizzato persone vicine a Verdini. Ma non è stato questo l'elemento decisivo del suo allontanamento. È che abbiamo scelto due politiche diverse. Lui ritiene giusto continuare l'alleanza con Renzi, io e la grande maggioranza del partito siamo di parere opposto. Ma non è accaduto nulla di sgradevole sul piano personale. Dopo tre lunghi incontri aventi a oggetto il nostro posizionamento politico, con la maggioranza o all'opposizione, ci siamo lasciati con l'accordo che entro una settimana ci avrebbe comunicato la sua decisione. E una settimana dopo è venuto a dirmi che aveva scelto Renzi». di Bruno Vespa

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