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Pd, Anna Ascani candidata in ticket con Roberto Giachetti: la barzelletta continua

Davide Locano
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«Il futuro del Pd? A me interessa il futuro dell' Italia, con tutto l' affetto e l' amore per il Pd, per me viene prima l' Italia...». Inutile provare a tirarlo in mezzo. «Sulle questioni del Pd non apro bocca neanche a pagamento». Chiedetegli di Salvini, di Di Maio, di termovalorizzatori, del reddito di cittadinanza. Ma del Pd, spiega Matteo Renzi a Porta a Porta, non vuole parlare. Coerentemente a quello che continua a ripetere da mesi, non intende partecipare al congresso. «Ho vinto per due volte col 70% e mi hanno fatto la guerra interna, stavolta non mi fregano. Vinca il migliore, ma non chiedete a me di fare la discussione da capocorrente». Un nuovo partito? «Non è minimamente all' ordine del giorno». Non oggi, almeno. Resta il fatto che anche il Pd, per Renzi, appartiene al passato: «La politica vecchia maniera con le vecchie liturgie non funziona più. Io ho sempre detto che la democrazia interna del Pd è un valore. Ma rischia di essere un limite perché all' esterno sembra litigiosità». Dunque? «Serve un modello nuovo di partecipazione politica». Leggi anche: "Il commento notevole di Anna Ascani": Antonio Socci la sfotte DISCUSSIONE ACCESA Ovvio che Renzi non è sparito e non intende sparire. Come diceva ieri in Transatlantico Antonello Giacomelli, «non andrà a giocare a golf in Florida». Il problema è proprio questo: c' è, ma non intende occuparsi del Pd. E cosa farà, non lo sanno con certezza nemmeno i suoi. È sempre più concreta l' ipotesi di una lista da presentare alle elezioni europee. Ma ancora non ha deciso. Ed è questo annunciato disimpegno che ha innescato, tra i suoi, il rompete le righe. Perché questo è accaduto nella sala Berlinguer del gruppo, primo piano di Montecitorio. Dopo una discussione complicata, a tratti molto accesa, le strade si sono divise. Il grosso dei parlamentari renziani ha deciso di sostenere al congresso Maurizio Martina, altri, invece, appoggeranno il ticket Giachetti-Ascani. Soluzione realista contro candidato di bandiera. Lorenzo Guerini, ma anche Andrea Marcucci, senatore molto vicino a Renzi, avevano provato inizialmente a tenere tutti attorno alla stessa scelta. «Arrivati a questo punto», aveva detto Guerini, «è molto difficile sostenere una candidatura d' area». Idem Marcucci: «Per difendere le ragioni del riformismo ed evitare abiure meglio convergere su Martina». Una ventina di interventi su ventincinque ha spinto per questa soluzione, pur senza grande entusiasmo. «Le abbiamo sbagliate tutte, abbiamo bruciato ogni strada, ora non resta molto da fare», spiegava un renziano doc. Altri, però, hanno sostenuto che bisognava presentare una candidatura di area. Per marcare una posizione, per non sciogliere del tutto la componente. E perché Martina non garantisce i turborenziani. Sostenerlo significa salire su un carro già affollato, salirci per ultimi e senza avere la protezione del capo, Renzi. Ma l' idea non ha convinto il grosso dei renziani, nemmeno quelli che avevano sostenuto la necessità di una candidatura di area. «Non mi convince», ha spiegato Stefano Ceccanti, «una candidatura sorta senza una sufficiente base di consenso tra i parlamentari». BOSCHI E LOTTI Renzi, in ogni caso, se ne tiene alla larga. Archiviata l' ipotesi di una sua ricandidatura, non ha senso mettere il capello su nessuna di queste soluzioni, visto che tutte sono perdenti o insoddisfacenti. E ha bisogno di avere le mani libere. Un disimpegno confermato dal fatto che alla riunione di ieri c' erano due assenti eccellenti: Luca Lotti (a Washington) e Maria Elena Boschi. I più vicini a Renzi non c' erano e non si sa cosa decideranno. Di sicuro Lotti non sosterrà il ticket Giachetti-Ascani. Boschi deciderà, ma è probabile si terrà alla larga. Come Renzi. di Elisa Calessi

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