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Luigi Di Maio, retroscena a Montecitorio: il M5s pronto a nominare un capogruppo ostile

Gabriele Galluccio
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Sono giornate lunghe e difficili per Luigi Di Maio, che si affanna a mostrarsi forte anche all'indomani del fallimento totale nelle elezioni regionali in Umbria, ma inizia ad essere messo in discussione dai suoi stessi compagni. Anzi, in discussione lo è stato messo da tempo. Come riporta Tommaso Ciriaco su la Repubblica, nel Movimento 5 Stelle crescono le manovre per ridimensionare 'Giggino'.  Leggi anche: Paragone difende Di Maio: "Nessuno come lui", cosa c'è dietro "Montecitorio è l'epicentro di rivolte multiple - scrive Ciriaco -. L'elezione del capogruppo della Camera si è trasformata da settimane nella fotografia di uno stallo permanente. Gli unici nomi che sembrano spendibili sono tutti critici verso il leader". Il più gettonato è quello di Riccardo Ricciardi, un candidato a dir poco ostile a Di Maio. Insomma, pronto a muoversi il gruppo a Montecitorio, con la nomina di un capo apertamente in rotta col leader. Un capo politico che sarebbe insomma sempre più isolato. E Di Maio deve guardarsi le spalle anche dai 'suoi' senatori, che stanno lavorando a un documento per il no al doppio incarico: ciò significa che 'Giggino' dovrebbe scegliere tra la Farnesina e il ruolo di capo politico. Si tratta della famosa lettera firmata dai dissidenti che Davide Casaleggio avrebbe dovuto ricevere all'indomani del voto in Umbria. Neanche la netta presa di posizione contro future alleanze regionali con i democratici sembra salvare Di Maio dal fuoco amico: "Pesano anche i giudizi di big come Beppe Grillo, Giuseppe Conte e Roberto Fico - svela Ciriaco -. Nessuno di loro pensa che si possa boicottare così esplicitamente l'alleanza con il Pd". Insomma, l'assedio è totale. 

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