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Giuseppe Conte, l'analisi: perché non è come Mario Monti. La voce dalle sacre stanze: spazzato via Luigi Di Maio

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Dal vertice Ue Giuseppe Conte ne è uscito piuttosto bene. Non bastava il coronavirus a blindare il premier, perché con il colpo di coda che gli ha permesso di portarsi a casa quei 208 miliardi per l'Italia, il presidente del Consiglio allontana ogni tentazione di assalto a Palazzo Chigi. Un'analisi, questa, realizzata dal Giorno che non può fare a meno di notare una certa popolarità con tanto di "sondaggi che lo premiano settimana dopo settimana e lo candidano a diventare il vero capo dei 5 Stelle".

 

 

A Conte non fa paura neppure l'attivismo di Luigi Di Maio che, pur di scongiurare l'ipotesi di Conte leader pentastellato, le ha provate tutte. Il grillino si è infatti prodigato in incontri con Mario Draghi ed Enrico Letta senza però ottenere un granché. Non solo, perché il Giorno plaude anche alla "mossa populista su Autostrade, perseguita e gestita scientificamente, scalza definitivamente ogni altro competitor dentro la galassia grillina". C'è di più perché secondo il quotidiano Conte va anche oltre Mario Monti: "A differenza dell'ex premier bocconiano - è il ragionamento - non ha davvero bisogno di farsi un partito suo: lo ha già, è il Movimento in carne e ossa. E, d'altra parte, anche scontando una dose non minima di narcisismo (ben alimentata dal fido Rocco Casalino), può ben valere". 

 

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