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Andrea Marcucci contro il Dpcm, Travaglio accusa: "Perché è nel Cda di due società che gestiscono hotel"

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Andrea Marcucci, l'uomo del Pd più fedele a Italia Viva, si è schierato in prima linea contro il nuovo e rigido dpcm. "Mi rivolgo al premier Conte: cambi le norme sbagliate inserite nel decreto sulla mobilità comunale del 25, 26 e 1 gennaio. Lo chiedono le Regioni e 25 miei colleghi senatori del Pd", diceva per poi specificare quello che a suo dire non era ammissibile: "Per ora restano alle 18, noi abbiamo chiesto di verificare per gli alberghi". Proprio così, fissa del capogruppo dem al Senato sono gli hotel. Questi ultimi, stando all'ultimo decreto ministeriale, a Capodanno non potranno servire il cenone in tavola. In sostanza dovranno chiudere al pubblico esterno, consentendo come unica cena il servizio in camera. 

 

 

Una giusta battaglia verrebbe da pensare. Peccato però che a spulciare nella vita privata di Marcucci ci abbia pensato il Fatto Quotidiano e quanto trovato spiega molte cose. Tra i vari settori economici in cui è attiva la famiglia del senatore dem c'è infatti quello dell'ospitalità, con hotel e ristoranti. Nello specifico - prosegue il quotidiano di Travaglio -, due anni fa ha siglato una partnership con il Gruppo Marriott, multinazionale americana con strutture di lusso in mezzo mondo. Il risultato ha dato vita al Renaissance Tuscany Il, un mega resort con 600 ettari di terreno nel cuore della Garfagnana, Lucca. La società della partnership si chiama "Shaner Ciocco Srl". Qui i Marcucci hanno la minoranza del capitale (40 per cento) e il capogruppo del Pd al Senato siede nel consiglio d'amministrazione. Se, stando al bilancio divulgato dal Fatto, il Renaissance naviga in buone acque, lo stesso non si può dire de "Il Ciocco spa".

A differenza della prima questa società è controllata al 100 per cento dai Marcucci e presenta conti in rosso: "Il Ciocco Spa" - nel cui cda siede il senatore - ha chiuso in perdita per 2,5 milioni di euro. Un buco che si accumula a quello dell'anno precedente, quando il rosso era stato di 4,2 milioni, e a quello dell'anno prima ancora, quando le perdite erano state pari a 2,7 milioni. Il tutto si è concluso con 17,2 milioni di debiti nel 2019. Quanto basta per spingere il piddino a fare battaglia a favore degli hotel.

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