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Mario Draghi, la "strana coincidenza" che fa sospettare il M5s: "Possibili conflitti di interessi, spieghi il ruolo di Cdp"

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Arrivano i primi problemi per Mario Draghi. A mettere i bastoni tra le ruote, ancora una volta, il Movimento 5 Stelle. Il via libera al nuovo governo ha infatti diviso i grillini e ora quelli più riottosi sono pronti a fare la guerra. Il tutto potrebbe avere inizio con il piano per la rete unica, per ora solo una bozza. Da oltre settantadue ore - scrive la Stampa - il M5S ha iniziato un chirurgico e insistente martellamento su Cdp. Vuole che esprima una propria lista di candidati per l'imminente riassetto del consiglio di amministrazione di Telecom, di cui Cassa controlla il 10 per cento, e pretende che il presidente del Consiglio e il ministero dell'Economia, azionista di maggioranza di Cdp, spingano in questa direzione.

 

 

A preoccupare i pentastellati è quella che il quotidiano di Massimo Giannini definisce una "curiosa coincidenza". Quale? La presidenza della Telecom è nelle mani di Salvatore Rossi, nonché ex direttore generale di Bankitalia a capo dell'area ricerca economica quando Draghi era governatore e Daniele Franco guidava la Direzione Finanza pubblica del Servizio studi. Il tutto per i 5 Stelle minerebbe la libera concorrenza perché automaticamente indebolirebbe gli altri operatori telefonici.

 

 

"Noi non vogliamo pensare male, anche sui possibili conflitti di interesse - spiega il vicepresidente della commissione Finanze, Giovanni Currò - ma è indubbiamente una partita molto delicata. Non abbiamo ricevuto feedback ai nostri appelli ma lunedì c'è un cda straordinario di Cdp: ci aspettiamo che in qualche modo sia rappresentata nel cda di Telecom, se non con una lista propria, almeno con un nome. Il M5S si è sempre espresso a favore di un controllo importante dello Stato sulla rete unica. Perché sarà responsabilità dello Stato la sicurezza dei dati che da lì passeranno". Un malumore, quello pentastellato, che ha le sue radici nella nascita dell'esecutivo dell'ex governatore della Bce. Quest'ultimo nato come un "dentro tutti", non ha più i Cinque Stelle come azionista di maggioranza dell'esecutivo. E per questo i grillini temono di rimanere senza il controllo diretto sul governo di alcuni dossier considerati identitari. 

 

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