Cerca
Logo
Cerca
+

Pietro Senaldi su Matteo Salvini: "E' maturato e l'ha capito". Cosa si nasconde dietro la "federazione"

 Pietro Senaldi

Pietro Senaldi
  • a
  • a
  • a

Le difficoltà portano giudizio. A quasi due anni dall'estate del Papeete, quando al massimo del consenso, suggellato dal 34% ottenuto alle Europee, Matteo Salvini ruppe con i grillini e iniziò una traversata nel deserto che ha portato la Lega sotto il 22%, il leader del Carroccio sembra aver ritrovato il bandolo della matassa. Nella bussola che guida il Capitano i punti cardinali sono quattro. Il Nord, dove punta sempre la lancetta, è lui. A destra c'è Giorgia Meloni, a sinistra Silvio Berlusconi e nell'ipotetica posizione del Sud ci sta Mario Draghi, agli antipodi, ma inserita nel medesimo quadrante. Negli ultimi mesi Matteo ha ripercorso più volte nella testa la propria parabola e ha riflettuto molto sui compagni di viaggio. Questo ha portato il leader leghi sta a una maturazione politica che sta alla base di un nuovo modo di porsi come leader del centrodestra e aspirante guida del Paese. Se quando era al governo, forte dei sondaggi e del successo della svolta sovranista, il capo della Lega ha accarezzato a lungo l'idea di un partito a vocazione maggioritaria, tentando di portare il Paese al voto anticipato per avere una piena investitura, oggi il suo punto di vista è del tutto cambiato.

 

 

 

Salvini vuole governare non solo in forza dei numeri della Lega, ma anche grazie alla sua capacità di intrecciare relazioni politiche e, in futuro, intercettare e risultare affidabile anche per un elettorato più moderato ed eterogeneo. Il sostegno a Draghi rientra in questa logica, con la Lega che non punta più solo su battaglie identitarie e campagne di facile consenso ma acquisisce una dimensione più pragmatica e universale. La strategia è chiara. Non c'è nessun partito di Draghi alle viste e non sono gradite frammentazioni del centrodestra. Anzi, l'obiettivo è compattare. Con Berlusconi è stata trovata un'intesa per una federazione tra Lega e Forza Italia, da realizzarsi entro breve tempo magari con capigruppo unici in Parlamento, iniziative legislative comuni e un lavoro di coordinamento all'insegna dell'unità, come esplicitato dallo stesso Salvini e, a stretto giro di posta, confermato dal Cavaliere. La federazione ha lo scopo di offrire una casa comune ai parlamentari, molto agitati di questi tempi, ed evitare rotture del fronte verde -azzurro. L'idea è venuta nelle settimane della crisi del Conte due, quando il lavoro del leader della Lega e di Berlusconi è stato quello di mantenere compatto il centro destra di fronte al Quirinale e ai tentativi di rivitalizzare un governo che aveva finito la sua corsa. Per testare la solidità dello schieramento, Salvini appositamente si era imposto per coinvolgere tutte le forze, compresi Lupi e Toti, nelle consultazioni di febbraio. La tenuta del centro destra, dove nessuno si è fatto attrarre dalle sirene del premier morente, ha convinto l'ex ministro dell'Interno che l'operazione federativa poteva partire.

 

 

 

Orizzonte ampio

Il tentativo recente di Coraggio Italia di Brugnaro e Toti ha infastidito i leader di Lega e Forza Italia, ma il progetto unitario resta aperto anche a questa nuova forza parlamentare, che sta valutando se aderirvi, alternando nervosismo a interesse. Quanto alla Meloni, si è legittimamente sfilata dalla partita di governo e resta un fondamentale alleato d'area per il futuro governo di centrodestra, ma ben distinto. E questo conviene a tutti. A Giorgia, che resta a presidiare da sola l'ala destra, con ulteriori possibilità di incrementare il consenso. Ma anche a Matteo e Silvio. Il primo, da leader della federazione, aumenta il proprio peso parlamentare e ridimensiona gli effetti di un eventuale sorpasso di Fdi nei sondaggi. Il secondo tiene in vita la propria creatura, dà un orizzonte ai propri parlamentari che va oltre la presente legislatura, si candida a giocare ancora importanti partite di governo e aumenta le proprie possibilità di sostituire Mattarella al Quirinale, ambizione alla quale il Cavaliere è pronto a sacrificare molto. Certo, mal di pancia tra gli azzurri ci sono. Gelmini e Carfagna, da sempre in rapporti non ottimali con Salvini, già hanno messo le mani avanti, parlando di rischio annessione. Ma è una preoccupazione che al momento ha poco fondamento nella realtà. Ma l'operazione ha anche orizzonti più ampi. Il sostegno a Draghi e la rafforzata amicizia con il Cavaliere consentono a Salvini di ricostruire la propria immagine a livello internazionale. Silvio e SuperMario sono due passepartout indispensabili al Capitano leghista, che ormai è legittimato come forza alternativa di governo dalla stessa sinistra. Letta lo individua come il rivale ma, governandoci assieme, il Pd deve mutare la narrazione del leader leghista, avversario e non più uomo nero. L'antifascismo militante ha cambiato obiettivo e punta ora dritto contro la Meloni, come conferma quanto detto nelle ultime ore dalla Boschi, che rimprovera alla capa di Fdi di «non dire parole chiare sul fascismo e avere idee che fanno paura». Un attacco così violento, debole e scomposto da non poter essere casuale.

 

 

 

Dai blog