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Beppe Grillo, il retroscena: "Furibondo con Giuseppe Conte, ha preso il trolley e se ne è andato"

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Beppe Grillo ha lasciato Roma e senza incontrare Giuseppe Conte. Il fondatore del Movimento 5 Stelle non ha preso bene la replica arrivata da parte dell'ex premier e così ha fatto le valigie e lasciato la Capitale, come lei anche tutti quei pentastellati che in una riappacificazione all'ultimo momento ci stavano credendo. Via da Roma senza neanche incontrarlo: insomma, dal comico l'ultimo sfregio al presunto avvocato del popolo. Il Corriere della Sera parla di un Grillo furibondo per le dichiarazioni dell'ex premier, al punto di salire in hotel, prendere il trolley e tornarsene a casa in fretta fe furia. Destinazione Genova. A nulla è servita la telefonata di un malcapitato senatore, il garante a Cinque Stelle ha pronunciato il suo noto "vaffa" e ha levato le tende. 

 

 

D'altronde il clima non è dei migliori: con Grillo che ricorda all'ex premier che "sono un garante, non un co***". E il secondo pronto a suo volta ad abbandonare la leadership (in realtà mai stata sua) del Movimento. Chi è vicino al fu avvocato del popolo parla di un Conte contrariato a una "diarchia", a un Movimento a "due teste". Grillo però non ha alcuna intenzione di fare un passo indietro, forte dei senatori che lo spalleggiano. Tra questi Carla Ruocco, Vincenzo Spadafora, Davide Crippa, Angelo TofaloDanilo Toninelli. 

 

 

E così lo stallo è assicurato. Anche da parte di Conte non c'è alcuna intenzione di cedere. In un retroscena pubblicato sempre dal Corsera ecco lo sfogo rubato dell'ex presidente del Consiglio. Parole chiarissime: "Ragazzi miei, se state convincendo Grillo a farmi una telefonata per chiedermi scusa in privato, be’, sappiate che a me non basta. Non basta una telefonata per sanare quello che ha fatto e che ha detto. Se poi Beppe decidesse di farmi delle scuse pubbliche…". Difficile però, conoscendo l'animo ribelle del fondatore a Cinque Stelle, credere che sarà proprio Grillo a cedere. In caso contrario Conte può sempre pensare a un suo personale partito.

 

 

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