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Claudio Borghi, la rivolta dei governatori Lega contro il deputato: "Ecco cosa accade senza vaccino e Green Pass"

Armando Moro
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La Lega cerca di non perdere l'equilibrio su vaccini e green pass. I governatori del Nord spingono sulla vaccinazione e non fanno obiezioni sul passaporto verde, mentre il segretario Matteo Salvini e i parlamentari avanzano molti distinguo. Ultimo episodio, l'emendamento (poi respinto) che aboliva il lasciapassare, proposto l'altro giorno dal deputato Claudio Borghi e firmato da tutti i componenti leghisti della Commissione Affari sociali della Camera. Ieri, dall'alto dell'81,7 per cento di lombardi che ha già fatto la prima dose, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana ha ribadito che «bisogna difendere con grande vigore la vaccinazione, che trova fondamento nei dati». «Da quando abbiamo vaccinato, i numeri della nostra regione sono migliorati e sono eccellenti» ha rivendicato il governatore leghista.

 

 

 

 

«Dobbiamo finire la vaccinazione con la massima determinazione. Sono orgoglioso che in Lombardia più dell'87% abbia aderito alla campagna. Sono contento del fatto che presto, secondo le proiezioni, dovremmo arrivare all'immunità di gregge». Qualche ora dopo il suo collega Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli Venezia Giulia, oltre che presidente della Conferenza Stato Regioni, benediceva il green pass: «L'obiettivo è difenderci, tutelare gli ospedali e la salute e tenere aperte le attività. L'alternativa al green pass l'anno scorso sono state le chiusure. Il green pass può dare un po' più di libertà. Ovviamente dobbiamo utilizzarlo con buon senso». Parole, quelle dei due governatori, che, formalmente, non cozzano con la linea ufficiale della Lega, che ancora ieri ha ribadito la sua contrarietà all'obbligo vaccinale (del resto lo stesso Fedriga ha precisato che «io non voglio imporre nulla»). Ma evidentemente accenti, elettorato di riferimento, e giudizio sulla bontà del green pass, sono molto differenti.

 

 

 




«NO ALLE MULTE» - «La Lega era e rimane contro obblighi, multe e discriminazioni, ricordando che in nessun Paese europeo esiste l'obbligo vaccinale per la popolazione», hanno fatto sapere ieri fonti del Carroccio dopo le parole pronunciate dal premier Mario Draghi in conferenza stampa. «Insistiamo invece, e porteremo la proposta al voto anche in Parlamento, perché lo Stato garantisca tamponi gratuiti, salivari e rapidi, per tutti coloro che ne abbiano necessità». A ribadire il no alle iniezioni obbligatorie è Claudio Borghi, il parlamentare che più si è speso per mantenere aperto un canale di comunicazione con i contrari ai vaccini o gli scettici. «Ma è bellissimo», ironizzava ieri su Twitter: «I giornalisti che mi chiamano per chiedermi se sono contrario all'obbligo vaccinale prospettato da Draghi. Ma secondo voi? Certo che sono contrario. Che lo chiedano al M5S i cui parlamentari sono stati tutti eletti con il no all'obbligo nel programma». Quanto all'annuncio, sempre per bocca di Draghi, dell'estensione dell'obbligo di green pass, Borghi alza le mani: «È un'ovvia conseguenza di una precisa volontà parlamentare», dice. Quella volontà che ha portato alla bocciatura degli emendamenti leghisti che puntavano invece a limitare l'uso del pass (per esempio per mangiare nei ristoranti al chiuso o per l'attività sportiva dei minori). In pratica Borghi dice: noi ci abbiamo provato, ma i voti in Parlamento non ce li abbiamo.

 

 

 


«REGALO ALLA SINISTRA» - Posizione censurata da Forza Italia, osservatore interessato dei travagli leghisti: «Sarebbe un errore grave regalare alla sinistra il copyright politico di vaccino e certificato verde, le uniche vere assicurazioni sul futuro che Forza Italia coerentemente rivendica», ha detto ieri la presidente dei senatori azzurri Anna Maria Bernini. Ma Borghi insiste: ci sono «12 milioni di italiani che non hanno il green pass e che non possono prendere un treno di corsa se avessero la necessità di prenderlo», dice. «È un punto politico, mi sembra doveroso che questi cittadini abbiano la loro rappresentanza».

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