Romano Prodi, la sinistra candida l'uomo che travolse e uccise il nipote 18enne

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A Bologna, all'angolo fra via di Barbiano e via degli Scalini, si staglia una bicicletta bianca appoggiata a un muro candido e a un oscuro dolore. Quella bici è il simbolo di una tragedia pubblica; è quella di Matteo Prodi, diciottenne nipote di Vittorio, pronipote di Romano Prodi e rampollo di una delle famiglie più importanti della città, che perse la vita proprio mentre pedalava sui colli, arrotato e travolto dall'auto del massmediologo Roberto Grandi. Una morte tragica e innaturale che ha sconvolto la famiglia dell'ex premier e che sarà oggetto di un prossimo appuntamento giudiziario. Ed è per questo che, per bocca di Lorenzo, cugino di Matteo, i parenti del professore avevano assunto una posizione inequivocabile sulla candidatura di Grandi stesso come capolista nella lista del candidato sindaco di centrosinistra per la Comunali Matteo Lepore. I Prodi trovavano la candidatura non solo un gesto incongruo, ma soprattutto uno sfregio alla memoria.

 

 

SCELTA INOPPORTUNA
«Ritengo inopportuna e fuori luogo la candidatura con un processo alle porte (l'udienza preliminare del processo è stata fissata il 14 ottobre, dopo il voto per le Comunali, ndr)» aveva scritto Lorenzo Prodi, dando inoltre una staffilata a Lepore «e ritengo infelice partecipare a un memorial per la morte di un ragazzo diciottenne e candidare chi è accusato di omicidio stradale nei suoi confronti». In effetti, si trattava di un gesto sgraziato. La notizia di oggi è che Grandi, ex assessore alla Cultura, ex direttore di Bologna Musei ed ex prorettore dell'Università, spinto dalle circostanze e da un sorta di etica elettorale, ha scelto di mollare il colpo. Non senza una vena polemica: «Oggi, a oltre un mese dall'annuncio della mia candidatura e a una decina di giorni dalla data delle elezioni, questa scelta è ritenuta inopportuna da Lorenzo Prodi, che giudica addirittura provocatoria una mia frase tesa a sottolineare la centralità del valore della libertà di movimento dell'infanzia. Cosa ovviamente lontana da ogni mio intendimento» ha scritto il massmediologo «prendo atto di queste affermazioni. Per mantenere il clima civile e responsabile della campagna elettorale e per non distrarre il dibattito dai temi sul futuro di Bologna, nel rispetto del dolore della famiglia di Matteo Prodi e ipotizzando che anche per loro la mia eventuale presenza in Consiglio Comunale sia inopportuna, mi faccio da parte. Sulla dinamica di quanto avvenuto non intervengo perché giudicherà chi di competenza». Cioè: nel merito del processo entreranno i giudici.

 

 

Ma il punto è un altro. Possibile che nessuno sulla candidatura di Grandi avesse avuto a che ridire, prima? Anche all'ex assessore, persona conosciuta come "di valore", dall'altro verso, quell'incidente ha cambiato la vita: «Custodire la ferita aperta nello spazio intimo e privato della mia vita e non fare alcuna dichiarazione che avrebbe ferito la famiglia di Matteo. Lo sanno le tante persone che da quei giorni terribili mi sono vicine. Mi sono poi forzato di mantenere nello spazio pubblico quell'impegno verso le istituzioni e la società che ha connotato tutta la mia vita». Ma è pure possibile che questa lacerazione interiore, questo peso, non abbia trovato spazio se non nella comune pietas, nell'ottica di un'opportunità politica? La famiglia Prodi conta comunque qualcosa nell'alveo della storia della sinistra bolognese. Il candidato sindaco Lepore ha naturalmente plaudito alla scelta di sensibilità di Grandi: un passo indietro per rispetto di quel dolore. Ma ha sottolineato anche che «non c'erano e non ci sono ragioni ostative alla sua candidatura sul piano giuridico, dato che il processo che dovrà definire eventuali responsabilità non è neanche cominciato; né rispetto al codice etico del Pd sulle candidature, codice che ho sottoscritto. La nostra Costituzione esprime principi garantisti molto chiari in merito. Queste però sono tutte valutazioni che di fronte al dolore di una famiglia vengono dopo». Molto dopo. Bologna è rimasta basita da quella giovane vita stroncata.

 

 

IL PELLEGRINAGGIO
Proprio questo sabato Matteo Prodi sarà ricordato con un pellegrinaggio di familiari e amici al santuario di San Luca. Lo ricordano tutti come uno studente modello, sano, frequentatore di parrocchia. Si stava preparando alla maturità e aveva già superato il test per entrare, il prossimo anno, alla facoltà di Ingegneria. Romano Prodi non ha commentato. Non ce n'era bisogno.