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Giorgio Napolitano, attaccano Salvini per Vladimir Putin? Vergogna-sinistra: cosa tacciono sull'ex capo dello Stato

Francesco Specchia
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A vederla così, gronderebbe di antipatriottismo e dell'ipocrisia di Giuda. Salvini era amicone di Putin e ora lo rinnega assieme alla guerra (seguendo l'art 11 della Costituzione); Berlusconi premier vendette nel 2011 a Putin blindati Lince tra l'invasione della Georgia e della Crimea; Renzi a Palazzo Chigi, nel 2014, armò Putin ma non lo sanzionarono. La lista di proscrizione che i potenti articoli di Domani e del Fatto Quotidiano - seguiti dalle accuse di molta sinistra - compilano sui comportamenti contraddittori dei politici di centrodestra, è un interessante trattato sociologico. Perché non solo codesta lista rappresenta, - riflesso pavloviano - un attacco inutile contro avversari politici interni; e questo proprio in un momento di unità patriottica, in cui l'avversario dovrebbe essere uno solo, dimorato a Mosca. Ma pure perché la tesi del "rinnegare se stessi" è assolutamente priva di significato se applicata alla Realpolitik. Dai tempi delle guerre di Bismarck fino al Kissinger che cercava incredibili legami con la Cina maoista, l'etica degli Stati e dei partiti si adegua sempre allo scenario storico. Ci sta, dunque che Salvini, dopo essere stato convinto putinaniano, dopo l'Ucraina, condanni l'autocrate del Cremlino.

 

 

E ci sta anche che il leader del Carroccio lasci dire al suo colonnello, Lorenzo Fontana, che «è chiaro che, dopo un'aggressione di questo tipo, le cose cambiano. È chiaro che un fatto del genere mette in pericolo la sicurezza dell'intera Europa». Sarebbe stato scandaloso il contrario. Come scandalosa sarebbe stata l'insistenza del Berlusca a difendere l'amico Vladimir che per decenni ha pompato ossigeno nella nostra economia, e mediato all'ombra dei grandi conflitti. Ora, purtroppo, è Vladimir stesso l'anima nera del conflitto, e non è più difendibile. Che dire, allora di Andreotti accusato per una vita di essere filoarabo per aver cercato il dialogo con quel mondo, cercando di capire le ragioni dei diversi soggetti in campo? D'altronde il realismo politico è un po' come il realismo magico di Garcia Marquez, laddove la politica modifica gli equilibri degli Stati e i cuori degli uomini.

 

 

D'altronde, Eugenio Scalfari (nonostante avesse dichiarato il contrario al Tagadà di Tiziana Panella su La7) fu fascio vero; e collaborò coi Gruppi Universitari Fascisti, attraverso vibranti articoli fino al giugno 1943. E ugualmente mussoliniani furono Giovanni Spadolini, o Italo Calvino collaboratore di Roma fascista, o Giorgio Napolitano fervente studente littorio. Tutti, in seguito, divennero campioni di antifascismo. Della leggendaria passione comunista di Napolitano, poi, è testimonianza il suo sostegno all'invasione dell'Ungheria, dalla parte dei carriarmati sovietici. Perfino Indro Montanelli ebbe simpatie per il regime, pur sfilandosene in epoca non sospetta, e finendo in galera trascinato dai nazisti. La coerenza etica vale più per gli elettori che per gli eletti. Scrive Roberto Napolitano: «Altro che Europa disunita o unita oggi, quello che conta è unire al pragmatismo necessario in questi giorni caldi la scelta strategica comune di accelerare sull'Europa solidale». Il che significa: stare con l'Ucraina ma non staccare del tutto con Putin. Almeno finchè non cambiamo il fornitore del gas... 

 

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