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Matteo Salvini a Mosca, voci dal Parlamento: "Il vero obiettivo di Putin era Draghi"

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Il vero obiettivo di Vladimir Putin? "Fare cadere il governo di Mario Draghi". Molto non torna nella vicenda di Matteo Salvini e del viaggio (saltato) a Mosca. Secondo la Stampa, l'imprevedibile conferma giunta dall'Ambasciata russa a Roma (hanno anticipato loro i soldi del biglietto aereo via Istanbul, poi una volta saltato tutto la Lega ha provveduto a rimborsare l'esborso) avrebbe scatenato voci incontrollate nella maggioranza. Dietro ci sarebbe un gioco sporchissimo con regia del Cremlino, una macchinazione che avrebbe visto nel segretario della Lega il tramite, inconsapevole, di una manovra atta a spaccare in maniera definitiva gli equilibri (fragili) su cui si regge l'esecutivo.

 

 

 

Da Via Bellerio, peraltro, minacciano querele per le strumentalizzazioni politiche e i sospetti arrivati a pioggia subito dopo la nota dell'Ambasciata russa. "Biglietto pagati dai russi" è ovviamente lo slogan diventato virale sui social (omettendo, dunque, la seconda parte della storia: e cioè che si è trattato soltanto di un "anticipo" per problemi tecnici) ma il mistero di fondo resta. Secondo la Stampa, nella maggioranza si è sparsa la voce che Draghi, considerato "l'anello debole della compagine occidentale" schierata contro la Russia sulla guerra in Ucraina, starebbe rischiando di rimanere vittima da un lato dei sondaggi (che vedono gli italiani sempre più insofferenti davanti al clima da guerra per procura) e dall'altro delle turbolenze leghiste e grilline. Per questo, suggeriscono alcuni membri del Copasir, si sarebbe mossa l'ambasciata di Villa Abamalek. 

 

 

 



I veleni scorrono a fiumi, come le dietrologie: "Ora - dice una fonte parlamentare alla Stampa - pensiamo a che cosa sarebbe accaduto se Salvini avesse incontrato Lavrov a Mosca, o perfino Putin. E che al termine, Lavrov gli avesse graziosamente concesso gli ostaggi inglesi o gli avesse fatto un qualche altro 'regalo'. Chissà: qualche nave piena di grano. Salvini avrebbe potuto gridare al successo del 'suo dialogo' al posto delle armi. Ai russi non sarebbe costato nulla. Da noi, invece, Draghi sarebbe stato clamorosamente sconfessato. Ne sarebbe disceso un maremoto emotivo. La maggioranza non avrebbe retto".

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