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Pd, la profezia di Ricolfi: "Cosa succede se vince Bonaccini"

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"Il Partito Democratico guidato da Walter Veltroni una sua fisionomia ce l'aveva. È lungo la strada che, poco per volta, ha perso la sua ragion d'essere". A parlare così, in un'intervista al quotidiano Il Giorno, è Luca Ricolfi, sociologo tra i più noti del panorama italiano, che da sempre si occupa delle dinamiche interne alla sinistra, di cui è un attento osservatore. Secondo Ricolfi, oltre a pagare la “fusione a freddo” tra Ds e Margherita, i democratici hanno avuto la presunzione di “incorporare tutte le maggiori culture politiche del Paese: socialista, cattolica, liberale, ambientalista. Un'aspirazione alla totalità che ha conferito al partito tratti culturalmente totalitari. Anziché cercare di rappresentare una visione particolare del Paese, in competizione con quella della destra, hanno preteso di ergersi a custodi del Bene, depositari della civiltà”.

 

 

"Ogni giorno che passa senza un'iniziativa politica – ha proseguito Ricolfi – segmenti via via crescenti dell'elettorato Pd si spostano verso i Cinque Stelle e, in misura minore, verso il Terzo polo. Se vanno avanti così, a marzo potrebbero trovarsi poco sopra il 10% con i Cinque Stelle vicini al 20% e il Terzo Polo a sfiorare il 10%”. A quanto pare, dunque, il politologo non sembra essere fiducioso sul futuro del Pd. Anzi, non ne vede via d'uscita se il dibattito in vista del Congresso ruota attorno a due nomi- quelli di Elly Schlein e di Stefano Bonaccini, rispettivamente vice presidente e presidente della Regione Emilia Romagna. “Se vince Elly Schlein – spiega Ricolfi – il Pd diventa esplicitamente quel che già è, ossia un partito radicale di massa, concentrato su diritti civili, migranti, con una spruzzatina di ambientalismo. Se vince Stefano Bonaccini diventa un partito riformista, difficilmente distinguibile dal Terzo Polo. Una specie di partito di Matteo Renzi senza Renzi”. Il rischio, insomma, è che i democratici si radicalizzino in un verso o nell’altro.

 

 

L'unica alternativa possibile sarebbe che "il partito se lo prenda la sinistra di Bettini, Orlando e Provenzano. In questo caso il partito potrebbe diventare un normalissimo partito socialdemocratico, attento alla questione sociale e meno ossessionato dalla diade immigrati-diritti civili”. Al Pd, il sociologo rimprovera, infine, un altro aspetto fondamentale, ovvero quello di essersi fatto "scippare dalla destra due valori fondamentali della sinistra stessa: la difesa dei deboli e la libertà di espressione".

 

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