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Elly Schlein, fallimento a tempo record: "Disagio e ambiguità", chi la stronca

Elisa Calessi
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Prima Andrea Marcucci, oggi Enrico Borghi. Onorevole Nicola Danti, pensa che altri li seguiranno dal Pd?
«C’è un disagio che è sempre più evidente. Chi ha fondato il Pd e sostenne le riforme di Matteo Renzi non ha davvero più niente da spartire con il partito di Elly Schlein. Chi crede nel riformismo su tanti temi, dalla posizione sull’Ucraina, all’energia, al lavoro, oggi difficilmente può trovare risposte soddisfacenti con la nuova segreteria. Per questi Renew Europe può essere naturalmente casa».

 

 

 

Lei è stato a lungo nel Pd. Si è sentito in questi giorni con qualcuno di loro? Sono fatti isolati o può esserci davvero uno smottamento dei riformisti?
«Come dicevo, c’è un disagio crescente. Elly Schlein ha tirato una riga: da una parte c’era il Pd di prima, dall’altra c’è lei. Un atteggiamento che sembra evidente quando sul termovalorizzatore di Roma, risponde che l’hanno deciso quando lei non era ancora stata incoronata. Insomma, un limbo che la dice lunga. Così come l’approccio a temi come la Gpa. Una sufficienza che preferisco non commentare, ma che mi ha dato molto fastidio».

Molti cattolici non si sentono rappresentati in questo Pd. Anche Iv, però, su molti temi è distante. Penso al matrimonio egualitario, che voi sostenete. Che spazio ci può essere, per i cattolici, nelle vostre fila?

«Da sempre nel nostro partito, così come tra l’altro succede nel gruppo europeo, esistono diverse sensibilità e per tutte c’è rispetto e ascolto. Questo è un cardine fondamentale della nostra realtà politica insieme alla capacità di trovare sintesi e posizioni equilibrate. Così come lo è l’essere dalla parte dell’uguaglianza e dei diritti, valori cari anche alla cultura cattolica. Se una cosa è giusta siamo pronti a fare di tutto perche venga realizzata, come Renzi dimostrò con le unioni civili».

Borghi ha parlato di “organizzare uno spazio politico” alternativo al centrodestra: sarà al centro o, come fu la Margherita, nel centrosinistra?

«Lo spazio si chiama Renew Europe, il gruppo parlamentare europeo di cui sono vicepresidente, sotto il cui simbolo sono state presentatele liste alle recenti elezioni politiche. Il nostro faro è il buonsenso, il pragmatismo, il fare politica mettendo da parte le ideologie, e questo va al di là dal solito schema destra-sinsitra».

Dopo la rottura con Calenda, ci sono altre realtà con cui è possibile costruire qualcosa insieme?

«Intanto sicuramente tutto il mondo liberale e popolare, che è un interlocutore naturale del Terzo polo. Certo poi ci sono il Pd e Forza Italia. Ci interessano tutti quegli elettori che non vogliono ‘morire’ sovranisti o populisti con la sinistra».

 

 

 

È possibile una ricomposizione con Azione?

«Sono tra coloro che la auspicano, non avendo capito a suo tempo le ragioni della rottura di Carlo Calenda. Mi pare che oggi il mondo che ci sta attorno ci chieda di fare un passo avanti sulla federazione. Un obiettivo che Italia Viva vuole raggiungere, come confermeremo con l’assemblea di Napoli a giugno. Nel frattempo abbiamo dato il via ai nostri congressi, continuando a discutere e confrontarci a partire dai territori, aperti al contributo che ciascuno vorrà portare».

Alle Europee, come si presenterà Italia Viva? Da sola o con altri?

«Si presenterà con Renew Europe, che significa con tutti coloro che decideranno di riconoscersi in questo progetto da cui dipende il futuro dell’Italia, ma anche dell’Europa. Naturalmente io spero che ci sia anche Azione». 

 

 

 

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