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Generale Vannacci, "dietro c'è Putin": Cicchitto, la teoria del complotto

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Dietro al generale Roberto Vannacci "c'è la mano di Vladimir Putin". A sospettarlo, in una intervista a Repubblica, è Fabrizio Cicchitto, ex big del Pdl, berlusconiano della primissima ora, nonché ex presidente della Commissione Esteri. "Fui tra i primi a comprendere la pericolosità di Putin - rivendica l'ex deputato -. Nel mondo di Forza Italia io e Daniele Capezzone eravamo gli unici in dissenso con la linea prevalente di amicizia con il presidente russo".

 

 

 

Le tesi di Cicchitto sono forti, quasi estreme: "La Russia era piazzata benissimo in Italia: Putin aveva rapporti personali e di affari con Berlusconi, una collaborazione del suo partito con la Lega, poi c’era il Movimento 5 Stelle un po’ filorusso e un po’ filocinese e infine Giorgia Meloni, che è stata filo-putinista. Questo schema salta con Mario Draghi: oggi l’Italia è diventata punta di diamante dell’atlantismo. Tra l’altro non credo che non ci sia stata un’influenza nella caduta di Draghi voluta da 5 Stelle, Lega e Fi, forze che peraltro non l’hanno voluto presidente della Repubblica".

 

 

 

 

Tuttavia, sottolinea, oggi la premier rappresenta il sostegno più forte agli Usa e alla Nato in Italia e lo stesso vale per il ministro della Difesa Guido Crosetto. Per questo, è il ragionamento di Cicchitto, "Vannacci rappresenta il tentativo di un’operazione: e infatti scatta subito Gianni Alemanno, critico sulla vicenda ucraina, e in modo più felpato Matteo Salvini. L’obiettivo è piazzare elementi contrari all’ortodossia atlantica al prossimo europarlamento. Del resto le cose scritte dal generale sulla Russia sono abbastanza nette".

 

 

 

 

Su Cicchitto grava l'ombra del complottismo, ma l'intervistato replica così: Vannacci, non è semplicemente "un generale scombinato". "Questa persona faceva delle operazione speciali, non è uno sprovveduto. Per questo dico che ci vedo una mano, un disegno. Guardi che Putin è stato il primo leader mondiale a capire la capacità di condizionamento e di destabilizzazione delle liberaldemocrazie grazie a un utilizzo spregiudicato di Internet". E anche il fatto che il militare, prima del suo contestatissimo libro, fosse stato spostato alla guida dell’Istituto geografico militare, viene interpretato da Cicchitto come una "punizione": "Con quel curriculum così di livello lo si voleva mandare in esilio, non ci si fidava di lui e lì non poteva far danni".

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