Licia Ronzulli su Decaro: "Indagini doverose ma niente scalpo, non siamo la sinistra"
Licia Ronzulli, vicepresidente del Senato di Forza Italia, nel centrodestra lei è stata la prima a dire: “No al Far West sul caso Decaro”. Cosa intendeva?
«Ho posto una questione di metodo. Non mi sono piaciuti i toni usati ed il ricorso ad un uso disinvolto di documenti giudiziari. Teniamo separate le due cose: un conto è che siano svolte le doverose indagini giudiziarie, un altro conto è mostrare lo scalpo prima ancora della loro conclusione. Questi modi non appartengono a me, e soprattutto alla storia di Silvio Berlusconi e di Forza Italia, “partito del garantismo”, come ha definito a chiare lettere il presidente negli scritti dei suoi ultimi giorni».
Eppure c’era anche il viceministro Sisto, di Fi, nel gruppetto che si è recato dal ministro dell’Interno Piantedosi per chiedere di accendere un faro sulla giunta di Decaro. Ha fatto bene, secondo lei?
«Vorrei essere chiara. Richiedere che il ministero dell’Interno faccia gli accertamenti che gli competono non è in discussione. Da cittadina e da parlamentare voglio sapere se qualcuno abbia tradito o rimestato nel torbido, abbia svenduto le sue funzioni, e a quale livello questo sia avvenuto. A farlo, non può che essere una Commissione Tecnica che ha sempre valutato le cose in modo oggettivo, senza pressioni da parte di alcun partito».
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Il segretario nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani, le ha risposto che “non c’è alcun Far West”. Mentre Giorgio Mulé sul Foglio si è richiamato, come lei, al garantismo di Silvio Berlusconi invitando il centrodestra “a darsi una calmata”. Cosa succede?
«In un partito che si dice liberale deve esserci sempre spazio per esprimere una posizione politica. Questo ho fatto. Lo stesso segretario Tajani ha fin da subito sottolineato che noi siamo garantisti».
Che idea si è fatta della maxi-inchiesta che ha toccato il consiglio comunale di Bari?
«Non commento atti giudiziari. La magistratura procederà come crede, il ministero farà le verifiche del caso per accertare se ci siano i presupposti per lo scioglimento del consiglio comunale».
Per Antonio Decaro mandare gli ispettori a Bari è “un atto di guerra” e c’è stato un prete chi ha dato del “criminale” a Piantedosi. Non è la sinistra che sta esagerando più che la destra?
«Io dico sempre: male non fare, paura non avere. Ci sono frasi talmente gravi che non meritano commento. È però singolare che la sinistra non avesse mai avuto nulla da dire sul meccanismo che negli anni ha portato allo scioglimento di decine di comuni, e oggi, improvvisamente, grida allo scandalo».
Ha trovato sconveniente la foto del sindaco Decaro con due parenti di un capo mafia?
«Un sindaco stringe tante mani e fa tante foto, senza neppure sapere con chi le fa. Ma se invece sapeva, è gravissimo».
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Se fosse accaduto al contrario, cioè a un vostro esponente?
«Guardi che è già accaduto. Noi abbiamo sempre contestato questi metodi per imbastire processi, perché non siamo come loro. È giusto non dimenticarlo oggi. E sarebbe onesto che la sinistra non usasse due pesi e due misure».
È stata peggio la frase detta dal governatore Emiliano in piazza e poi parzialmente ritrattata?
«Quello che ha detto il presidente Emiliano è molto grave, e la toppa è stata peggio del buco, poiché certe frasi sono state pronunciate da un ex magistrato e da un uomo delle istituzioni. Per molto meno sono stati aperti fior di fascicoli giudiziari».
Il centrodestra non ha ancora ufficializzato il nome del candidato sindaco a Bari, ma si parla molto del magistrato Stefano Dambruoso. Conferma?
«Quando la coalizione avrà il nome del candidato lo ufficializzerà. Ma se fosse Dambruoso sarei molto felice».