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Ilaria Salis, disastro a sinistra: "Liberate anche noi", la rivolta delle carcerate

Pietro Senaldi
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E ora, candidateci tutte. Come facilmente prevedibile, Ilaria Salis all’Europarlamento, con tanto di bellimbusto come portavoce pizzicato a pubblicare fotografie di poliziotti presi a bastonate, non è un problema per l’Ungheria, e neppure per il centrodestra, ma è piuttosto un boomerang per la sinistra. Con una lettera appello indirizzata al presidente Sergio Mattarella, ma i cui reali destinatari sono Elly Schlein, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, le cento detenute del carcere di Torino chiedono «a tutta l’opposizione, e a coloro che si sono indignati per Ilaria Salis, di battersi contro la deriva di questo governo, l’indifferenza e le condizioni di prigionia».

Vogliono uscire senza scontare la pena e pretendono nel lungo periodo «una riforma del sistema che riparta da zero» e nel breve «la concessione della liberazione anticipata speciale o qualche misura che riduca il sovraffollamento». Anche perché, e in questo hanno ragione, «non è da oggi che è nata l’emergenza», che invece si trascina da quindici anni di governi di centrosinistra che nulla hanno fatto per le carceri.

 

 

 

LA STRATEGIA

Le “ragazze”, così si definiscono, a Ferragosto hanno digiunato per protesta e minacciano di iniziare uno sciopero della fame a settembre. Sono i frutti avvelenati della semina di inizio estate fatta dall’opposizione, nella speranza di scatenare un’estate bollente nelle carceri italiane che destabilizzasse il governo e creasse una frattura tra Fratelli d’Italia e Forza Italia, che hanno posizioni distanti sul problema del sovraffollamento delle patrie galere. L’esecutivo ha previsto l’assunzione di settemila agenti penitenziari e ha finanziato l’allargamento della capienza delle carceri, per portarla dagli attuali 47mila posti a 54mila, che coprirebbero il 95% della effettiva necessità.

Tutte cose già messe nero su bianco, ma serve ancora un po’ di tempo per vederle realizzate. Questa era pertanto l’ultima estate nella quale si potevano fomentare disordini nelle carceri accampando qualche ragione e la sinistra ha tentato la spallata che però, al momento, anche grazie alla grande abnegazione degli addetti ai lavori, che si sono contingentati le ferie, è stata scansata.

La miccia che ha innescato la rabbia delle detenute è stata la proposta di legge del renziano Roberto Giachetti, che vuole portare da tre a quattro mesi per ogni anno effettivamente scontato in cella la riduzione di pena ai carcerati per buona condotta, più il riconoscimento di ulteriori 75 giorni l’anno agli attuali detenuti a titolo di risarcimento da sovraffollamento. Un progetto irricevibile dal governo, che però ha illuso i condannati e generato aspettative subito tradottesi in malcontento e rabbia nei confronti delle istituzioni. È il clima del quale solitamente si approfittano i prigionieri in alta sicurezza, ovverosia i mafiosi non al 41 bis e i criminali più efferati, per far scattare le rivolte.

Ferragosto, il periodo più critico, è passato senza particolari guai, ma il clima resta incandescente perché sulla pelle dei carcerati l’opposizione, con qualche quinta colonna nella maggioranza, sta giocando una parte della partita anti-Meloni. Quello che la sinistra non si aspettava però è l’effetto Salis al contrario, che fa sentire le detenute ordinarie abbandonate proprio da chi dice di volerle difendere e imbastisce campagne elettorali sui diritti umani dei carceratima, una volta presi i voti, butta le chiavi delle celle. La compagna Ilaria, in quanto detenuta politica in Ungheria, è considerata da chi è nella medesima situazione in Italia, un’esponente della casta ed è additata dai detenuti come una privilegiata.

BUONSENSO

Fuori di ipocrisia, è vero che le condizioni delle nostre galere sono molto migliorabili, ma è altrettanto vero che il problema è antico e solo da poco si sta tentando una risposta che non sia la garanzia di una mezza impunità verso chi delinque. I numeri peraltro dicono che, delle sessantamila persone attualmente in cella, contro le 130mila sottoposte a misure cautelari alternative, sedicimila sarebbero nella condizione di uscire già oggi, perché si trovano a meno di due anni dalla scadenza della pena. Solo che nessun giudice ne firma la liberazione perché si tratta di persone ritenute ancora pericolose. Dando retta alla sinistra e alle “ragazze” che vorrebbero essere come la Salis, questi detenuti, ritenuti dalla magistratura ancora ad alta potenzialità delinquenzialie, sarebbero già tornati in libertà. Puntuale, in serata, arriva dalle vacanze- con una storia su Instagram - la dichiarazione della Salis la quale si lava la coscienza: «Hanno ragione le detenute!». La solidarietà costa così poco. E impegna ancora meno.

 

 

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