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Almasri, Nordio ancora sotto attacco. Serracchiani e Pd si aggrappano ai giornaloni

mercoledì 9 luglio 2025
Almasri, Nordio ancora sotto attacco. Serracchiani e Pd si aggrappano ai giornaloni

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Ci risiamo: il Pd chiede le dimissioni di Carlo Nordio sulla base di due articoli di giornale. Secondo quanto riportato da Corriere della Sera e Repubblica, il Tribunale dei ministri di Roma avrebbe concluso l'indagine sulla mancata consegna del generale libico Najeem Osama Almasri alla Corte penale internazionale da parte del governo italiano e starebbe per consegnare nei prossimi giorni le sue decisioni: archiviazione o richiesta di rinvio a giudizio per uno o più membri del governo finiti sotto inchiesta, ovvero la premier Giorgia Meloni, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, il ministro della Giustizia Nordio, appunto, e il titolare dell’Interno Matteo Piantedosi, accusati di favoreggiamento, peculato, e — il solo Guardasigilli — di omissione d’atti d’ufficio.

Nelle carte, riporta il Corriere, ci sarebbe il riscontro che fin dal primo pomeriggio di domenica la capo di gabinetto di Nordio, Giusi Bartolozzi, sapeva ciò che stava avvenendo, e diede le indicazioni ai magistrati del Dipartimento degli affari di giustizia (Dag) di parlarsi con cautela. Nel primo pomeriggio di quello stesso giorno, quando Almasri era stato fermato da poche ore dalla Digos di Torino, l’allora capo del Dag, Luigi Birritteri (che poi si è dimesso ed è rientrato in ruolo) scrisse a Bartolozzi una mail per indicare la mancanza dell’autorizzazione all’arresto del ricercato, attivandosi per trovare il modo di convalidare il fermo e procedere alla consegna di Almarsi. Meno di un’ora dopo, Bartolozzi rispose di essere già informata, raccomandando prudenza: "Massimo riserbo e cautela" nel passaggio delle informazioni, e l'utilizzo di Signal, un sistema che assicura maggiore riservatezza nelle comunicazioni, senza mail né carte protocollate.

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Di questa mail dà conto anche Repubblica, secondo cui "il dato è cruciale perché dimostra come l’Italia abbia avuto tutto il tempo di 'riparare' all’errore procedurale segnalato dalla Corte di appello di Roma, sulla mancata trasmissione del ministero della Giustizia. E di non averlo voluto fare per una precisa scelta politica. Di più, suggerisce il quotidiano diretto da Mario Orfeo: smentisce il ministro Nordio che aveva detto che soltanto "il lunedì 20 gennaio l’ufficio era stato avvisato dell’arresto del criminale libico". 

"Apprendiamo da fonti di stampa che il ministro Nordio avrebbe detto il falso nel corso dell'informativa urgente al Parlamento sul caso Almasri", attacca Debora Serracchiani, responsabile Giustizia della segreteria del Partito democratico, osservando che "contrariamente a quanto dichiarato pubblicamente, il ministero avrebbe avuto notizia dell'arresto non il lunedì 20 gennaio ma ben prima, già nel pomeriggio della domenica precedente, e avrebbe avuto tutto il tempo di regolarizzare l'avvenuto arresto".

"Un ministro che assumendo l'incarico ha giurato sulla Costituzione e che avrebbe mentito in una informativa al Parlamento non può rimanere nel proprio ruolo un secondo di più. E neppure il suo staff, su cui emergono evidenti responsabilità. E ciò a prescindere da qualsiasi ipotesi di reato", aggiunge l'esponente dem. "Va detto, inoltre, che la decisione di liberare il criminale violentatore di bambini e di riaccompagnarlo in Libia addirittura con un volo di Stato, è stata una scelta politica precisa di cui si deve assumere la responsabilità la presidente del Consiglio", conclude Serracchiani.

Le fa eco Riccardo Magi: "Il ministro Nordio sapeva fin da subito e si è mosso per precise scelte politiche. Una ricostruzione che smentisce nettamente quanto detto dal Guardasigilli in Parlamento. E' una situazione di una gravità assoluta - sottolinea ancora il segretario di +Europa e deputato -: Nordio ha mentito su tutta la linea e ora deve dimettersi". "Palazzo Chigi - conclude Magi - non poteva non sapere e ha messo in pratica una colpevole corresponsabilità nel rilascio di quel macellaio, con tanto di accompagnamento a casa con aereo di Stato. Peraltro le accuse del tribunale dei ministri si aggiungono a quelle della Procura della Corte penale internazionale, secondo cui Nordio ha addirittura ostacolato l'attività della Corte. Il ministro della Giustizia non ha più alibi: faccia un passo indietro prima di infangare ancora di più le nostre istituzioni".